"Sei gay, fuori dalla classe": il caso del 16enne
fa discutere, ma l'omofobia a scuola esiste -Foto

"Sei gay, fuori dalla classe": il caso del 16enne fa discutere, ma l'omofobia a scuola esiste
MONZA - Non si tratta dell’epilogo di una litigata con i compagni o i prof, né di una punizione per un voto troppo basso: il ragazzo è stato messo alla porta della classe perché gay dichiarato.

A riportare la vicenda accaduta all’Istituto cattolico professionale Ecfop che crea scandalo, ma poco stupore è il Giornale di Monza.
Sembra infatti che il “castigo” sia dovuto a una fotografia scattata fuori dalla scuola e postata su Instagram, dove il sedicenne è ritratto con un altro ragazzo mentre è a dorso “nudo”. Come succede a molti coetanei in vacanza al mare, insomma. Peccato che secondo il dirigente scolastico i suoi comportamenti “influenzano negativamente” i suoi compagni.



E allora che il ragazzo rimanga fuori dalla classe e con lui la tolleranza. E non è la prima volta che si registrano casi di questo tipo, come conferma la cronaca degli ultimi anni. Secondo una recente ricerca di Skuola.net, ben 1 ragazzo su 3 ha assistito a scuola a casi di omofobia. Di questi, il 16% accusa i propri professori di questi comportamenti. Non capita poi di rado che i ragazzi sentano parlare di omofobia come di una malattia, le poche volte in cui si affronta la tematica con gli insegnanti (solo la metà del campione si è confrontato almeno una volta con loro). Lo dichiara il 14% di circa 4mila studenti intervistati. Non è facile la vita dei ragazzi gay. La maggioranza delle volte infatti, come è emerso dallo studio, nessuno interviene in loro difesa in caso di violenza e discriminazione.



"Dobbiamo aiutare la comunità scolastica a gestire serenamente il tema dell'omosessualità – dichiara Daniele Grassucci, responsabile della comunicazione di Skuola.net – quasi 1 ragazzo su 7 ha sentito la parola omosessualità associata a quella malattia da parte dei propri docenti. Come per molti cambiamenti del mondo che ci circonda, gli insegnanti vanno accompagnati attraverso attività di formazione specifiche per comprendere come gestire questa delicata tematica".



Tornando al caso della scuola di Monza, il direttore dell’istituto, interpellato dal quotidiano su cui è riportata la notizia, si è limitato a rispondere con un breve comunicato: “Vi assicuriamo che non facciamo discriminazioni sessuali né razziali. La nostra attenzione – si legge nella nota – è alla formazione professionale dei giovani, seguendo il dettame della pastorale sociale della Chiesa cattolica”. Amen.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 30 Settembre 2015, 16:50
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