Gabriella Fabbiano “L'ho uccisa io”. Mario Marcone confessa, l'amico l'ha aiutata a disfarsi del corpo

Gabriella Fabbiano “L'ho uccisa io”. Mario Marcone confessa, l'amico l'ha aiutata a disfarsi del corpo

di Salvatore Garzillo
Poche ore dopo l'omicidio, Mario Marcone è andato a lavoro come se niente fosse. Il corpo di Gabriella Fabbiano era nella sua camera da letto, ancora caldo dopo il colpo di pistola sparatole dietro l'orecchio a distanza ravvicinata dopo un raptus di gelosia, eppure ha trovato la forza di presentarsi in ufficio.

È uno dei dettagli che emerge dall'interrogatorio dell'operatore ecologico di 52 anni che mercoledì è stato fermato dai carabinieri del nucleo investigativo di Monza per il delitto della sua compagna 43enne, trovata il pomeriggio del 5 dicembre all'interno di un laghetto formatosi in una cava in disuso di Cernusco sul Naviglio. Era avvolta nel cellophane con fili di ferro e una corda da tapparella a cui erano stati assicurati 70 chili di pietre per tenerla sul fondo. Secondo le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Alberto Nobili e dal sostituto procuratore Francesco Cajani, ad aiutarlo nell'occultamento del cadavere è stato Fabrizio Antonazzo, 60enne originario di Parabita (Lecce), che viveva a cento metri dalla cava.

I due sono molto amici forse anche in virtù della comune provenienza geografica e del passato violento: Marcone nel 2010 è stato arrestato per aver tentato di uccidere la ex moglie investendola con l'auto, Antonazzo ha precedenti per reati contro la persona e resistenza a pubblico ufficiale. Marcone ha raccontato ai magistrati di aver ucciso la donna nella notte del 30 e il giorno dopo lo ha confessato all'amico, incontrato al solito bar. Quattro giorni dopo, quando si è deciso a spostare il corpo, Antonazzo lo ha aiutato a trasportarlo fino alla cava.

Gli investigatori sono convinti che il movente sia un raptus di gelosia dovuto alle numerose frequentazioni maschili della Fabbiano, ma il 52enne ha detto che si è trattato di una fatalità: la donna si sarebbe presentata da lui armata di una pistola e nel tentativo di disarmarla sarebbe partito il colpo letale. Due conoscenti ascoltati dai militari di Cernusco, però hanno raccontato di aver ricevuto da Marcone la richiesta di un cilindro di metallo con cui fabbricare un silenziatore. Arma che domenica scorsa i sommozzatori hanno cercato invano nella cava. È l'ultimo tassello che manca in questo giallo.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 16 Dicembre 2016, 10:04
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