Biagio Antonacci non ha «mai violato alcuna norma» e le tre società di cui era socio al centro del processo «erano vere ed operanti» e non c'è stata, dunque, «alcuna interposizione fittizia». Lo ha spiegato nell'arringa difensiva l'avvocato Alessio Lanzi, uno dei legali del cantante imputato a Milano, davanti al giudice Luigi Varanelli della terza sezione penale, per una presunta evasione fiscale.
Il difensore ha chiesto al giudice di assolvere Antonacci «perché il fatto non sussiste» o in alternativa «perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato». Il legale, infatti, ha chiarito che già l'Agenzia delle Entrate in fase di accertamento tributario nel 2008 per gli anni 2007-2008 aveva parlato di un'ipotesi di «abuso del diritto», che non è punito penalmente, e aveva detto che non era stata violata alcuna norma. E, ha aggiunto il legale, «sempre in fase di accertamento l'imposta effettivamente dovuta da Antonacci è stata rideterminata in circa 90mila euro». Un cifra che, ha spiegato ancora la difesa, tra l'altro, è sotto la nuova soglia di punibilità dell'evasione (che è di 150mila euro) prevista dalle nuove normative. In subordine, tra l'altro, la difesa ha chiesto il proscioglimento per il principio del «ne bis in idem» perché il cantante come persone fisica ha già sanato la sua posizione tributaria nel 2012 versando quanto dovuto e «gli interessi legali e quindi non può essere anche imputato» per lo stesso fatto. In ulteriore subordine, la difesa ha chiesto di sollevare una questione di costituzionalità sempre relativa al 'doppio giudiziò penale e tributario. La sentenza è prevista per il 18 maggio, dopo brevi repliche delle parti.
Ultimo aggiornamento: Martedì 10 Maggio 2016, 15:40
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