Ebola, gli ospedali milanesi: "Siamo pronti
all'emergenza con specialisti e attrezzature"

Ebola, gli ospedali milanesi: "Siamo pronti ​all'emergenza con specialisti e attrezzature"

di Paola Gregori
Milano pronta ad affrontare ebola. L'epidemia in corso in Africa, con oltre 4.000 morti, è la peggiore mai osservata, ma la rete sanitaria destinata a fronteggiare un'eventuale emergenza a Milano è organizzata nei minimi dettagli e, sebbene il rischio infezione sia basso, nulla è stato lasciato al caso.





A Milano, uno dei due i centri di riferimento nazionali di questa rete, l'ospedale Luigi Sacco, dispone di 12 posti letto in isolamento e di uno dei venti laboratori in Europa di massima sicurezza, l'unico in Italia a livello 4. «Laboratorio e stanze di ricovero sono stati costruiti in modo tale che nulla possa uscire, nemmeno l'aria», spiega Maria Rita Gismondo, direttore del laboratorio di Microbiologica clinica, Virologia e bioemergenze. «Il personale entra protetto da tute che lo isolano completamente, corredate da respiratori. I professionisti allertati sono iperspecializzati: oltre ai 5 medici e 11 tecnici preparati per lavorare nel laboratorio di livello 4, hanno seguito dei corsi specifici 35 medici e 50 infermieri».



Non solo Sacco. «Altri posti letto potrebbero essere messi a disposizione dagli altri ospedali che stanno organizzandosi, come il San Paolo, il San Raffaele e il Niguarda», specifica Massimo Galli, infettivologo dell'Università di Milano, e segretario della Società italiana malattie infettive e tropicali. Pronte anche due ambulanze speciali e allertato il 118. Anche i pronto soccorso sono pronti a far visitare eventuali casi sospetti dal loro infettivologo. Qualora il medico dovesse intravvedere il pericolo di un'infezione contaterà l'esperto del Sacco per istruzioni. A seconda della gravità, il malato verrà ricoverato nel centro dove ha chiesto assistenza o trasportato al Sacco.



Al momento, l'unico pericolo è quello di un caso isolato ed eventualmente la necessità di monitorare i suoi contatti, concordano i due esperti, e il rischio più verosimile viene dal dover assistere un connazionale rimpatriato perché infettatosi nei paesi colpiti. La probabilità che il virus arrivi a Milano da immigrati africani provenienti dai paesi dove c'è l'epidemia, invece, è quasi nullo perché la popolazione di quelle zone ha pochissima possibilità di muoversi.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 13 Ottobre 2014, 11:16
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