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Yara, le carte degli investigatori: "Tra silenzi
e minacce, ecco perché Bossetti è colpevole"
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MILANO - Si stringe il cerchio attorno a Massimo Bossetti, il presunto killer di Yara Gambirasio. «Ti impicco», «la pagherai cara»: sono frasi di una missiva anonima composta con ritagli di giornale trovata in casa del sospettato dagli investigatori che stanno indagando sull'omicidio della tredicenne di Brembate.
La lettera, che è antecedente all'omicidio di Yara e quindi non avrebbe nessun collegamento con l'evento, è parte dell' informativa di Sco e Ros, reparti investigativi di polizia e carabinieri, di cui scrive oggi il quotidiano «la Repubblica». Nell'informativa si elenca una serie di indizi a carico di Bossetti raccolti nei tre anni e mezzo di indagini dalla scomparsa della ragazzina (26 novembre 2010) e nei quattro mesi successivi all'arresto del carpentiere, il 16 giugno scorso, che andrebbero a supportare l'accusa fondata al momento sul ritrovamento del suo dna sul corpo della vittima. Bossetti, all'epoca, sporse denuncia per le minacce contenute nella lettera raccontando di 'discussioni accese' «con la persona che gli aveva venduto», nel 1999, il furgone 'Iveco Daily', quello con il quale, secondo l'accusa, Bossetti avrebbe rapito Yara a Brembate e che sarebbe stato inquadrato da più telecamere della zona la sera del rapimento.
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