Il figlio la spinge per le scale e l'uccide:
Gioi, antiquaria fiorentina che amava Procida
di Domenico Ambrosino
Seria, un po’ misteriosa, ma affabile e cordiale, si era subito inserita nel contesto popolare isolano, in particolare della gente semplice del villaggio dei pescatori. Non amava parlare molto della sua vita privata. Pare fosse separata dal marito, e il suo secondo compagno le fosse stato sottratto da una brutta malattia. Forse per questi motivi amava concedersi qualche bicchiere in più. Per dimenticare. Ma comunque non eccedeva mai. Le piaceva, invece, parlare di arte e letteratura. E amava molto la natura. «Questo è il angolo di paradiso», soleva dire agli amici e conoscenti della Corricella. «Sì, mi sono innamorata dell’isola di Arturo - ripeteva - voi della Corricella siete gente fortunata. Avete il paradiso in terra e forse neanche ve ne accorgete».
Da qualche tempo era stata raggiunta a Procida dal figlio Giampaolo con cui condivideva la casetta sulla banchina. Ieri, prima di tornare a casa, aveva fatto sosta a «Biobazarbar», un ritrovo alternativo che si trova sulla discesa di San Rocco, che immette sulla gradinata della Corricella. Forse era inquieta o aveva caldo. Alle due di notte la telecamera della bottega di barche l’ha inquadrata mentre camminava sulla banchina. Probabilmente sono stati i suoi ultimi passi di questa vita, dal radioso paradiso della Corricella al buio tenebroso della morte.
Il cadavere è stato ritrovato alle cinque, una brutta ferita sulla fronte, nel mare antistante la spiaggetta. L’allarme, i primi soccorsi della gente del posto, il 118, i carabinieri, e con il passare delle ore la scoperta della terribile verità. Gioì Cappelli era andata via per sempre, il suo «buen retiro» era terminato. E i «curiciddisi», che la chiamavano «la bella fiorentina», la piangono in silenzio.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Luglio 2015, 17:50