Tortura, ora diventa reato per legge: si va verso l'ok definitivo
Alla vigilia della discussione anche tra chi è contrario alla legge come è stata modulata si ritiene ormai probabile il via libera. «Temo che verrà approvata così come è», dice all'AdnKronos Luigi Manconi. A non piacere al presidente della commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, l'emendamento per il quale il reato non sussiste «nel caso di sofferenze risultanti unicamente dall'esecuzione di legittime misure privative o limitative di diritti». Nel mirino anche la sostituzione del requisito delle violenze «reiterate», che hanno lasciato il posto all'espressione «più condotte», che rischierebbe di far sì che il singolo atto di violenza possa non essere punito. Per Felice Casson, senatore Mdp, tra quelli che non hanno approvato le modifiche del Senato si rischia «qualora dovesse passare la legge con questa formulazione» addirittura di «avere episodi chiari di tortura che non verranno mai puniti». Contrari Sinistra Italiana e anche la Lega Nord, per ragioni opposte, mentre il M5s ha fatto sapere che darà il via libera alla legge.
La legge introduce due nuovi articoli nel codice penale (il 613 bis e il 613 ter), l'articolo 191 del codice di procedura penale e l'articolo del T.U. sull'immigrazione. La tortura viene messo nero su bianco, è la condotta di chi agisce con «violenze o minacce gravi, ovvero agendo con crudeltà, cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico». Tra le norme principali previste «la pena è da 4 a 10 anni, aumentata da 5 a 12 se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale», inoltre «la pena è aumentata fino alla metà se dal fatto deriva una lesione grave o gravissima» e «se ne deriva la morte la pena è aumentata a trenta anni». Infine l'istigazione da parte del pubblico ufficiale a commettere «atti di tortura» è punita con la pena da sei mesi a tre anni.
Ultimo aggiornamento: Domenica 25 Giugno 2017, 18:53
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