Le indagini sono proseguite per circa un anno, nel corso del quale si è interagito con 4 soggetti italiani dediti, tramite sofisticati programmi, allo scambio in rete di tale terribile materiale. Sotto la direzione della Procura della Repubblica di Palermo, e in particolare del gruppo specializzato nella tutela dei “soggetti deboli”, si è poi proceduto a tracciare le connessioni alla rete, ad individuare l’ubicazione delle postazioni dalle quali venivano effettuate le sessioni di chat e lo scambio dei file illeciti, risalendo infine agli odierni indagati. Le complesse indagini informatiche sono state poi integrate da sopralluoghi, pedinamenti ed appostamenti, al fine di accertare le abitudini e le frequentazioni dei soggetti.
Le perquisizioni, coordinate dal Centro Nazionale per il Contrasto della pedopornografia on-line (Cncpo), si sono svolte su tutto il territorio nazionale in collaborazione con i compartimenti di polizia postale e delle comunicazioni di Roma, Napoli, Catania e Reggio Calabria.
L’impiego, nel corso delle perquisizioni, di sofisticati dispositivi informatici, appositamente sviluppati ed utilizzati per ricercare le prove della detenzione e dello scambio del materiale pedopornografico, ha confermato gli elementi raccolti nel corso delle indagini consentendo di procedere alla denuncia di due soggetti e all’arresto di altri due, nelle cui abitazioni, memorizzati su pc, smartphone e tablet, è stato rinvenuto un ingente quantitativo, stimabile in migliaia di video e di immagini, di materiale prodotto usando violenza su bambini in tenera età.
Ultimo aggiornamento: Sabato 14 Marzo 2015, 14:32