Stefano Cucchi, Procura: "Inaccettabile morire nelle mani dello Stato. Pronti a riaprire il caso"

Stefano Cucchi, la Procura: "Inaccettabile morire nelle mani dello Stato. Pronti a riaprire il caso"

di Valeria Arnaldi
ROMA - «Non è accettabile, dal punto di vista sociale e civile prima ancora che giuridico, che una persona muoia, non per cause naturali mentre è affidata alla responsabilità degli organi dello Stato». Parole forti – e chiare – quelle usate, ieri, dal procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone a tre giorni dalla sentenza della Corte di Appello che ha assolto tutti gli imputati nel caso Cucchi. E, soprattutto, parole che suonano come una risposta alle numerose polemiche e proteste. «Se emergeranno fatti nuovi o comunque l’opportunità di nuovi accertamenti – ha assicurato Pignatone - la Procura di Roma è sempre disponibile, come in altri casi più o meno noti, a riaprire le indagini».









Immediata la replica di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, che preso atto «di questa importante decisione», ha dichiarato: «Rimaniamo in attesa di giustizia e verità come abbiamo sempre fatto in questi cinque anni. Possiamo dire che vanno azzerate tutte le perizie e le consulenze che hanno fatto solo fumo e nebbia sui fatti». E «giustizia e verità» è la richiesta che i familiari di Cucchi riporteranno oggi, davanti alla Procura di Roma, mostrando maxi-cartelloni con la foto di Stefano: «Vogliamo far vedere come è morto e le condizioni in cui ce lo hanno riconsegnato».









È stata proprio l’iniziativa annunciata dalla sorella, insieme al desiderio di incontrare Pignatone per chiedergli se fosse soddisfatto dell’operato del suo ufficio, a portare il Procuratore a esporsi sulla possibile riapertura delle indagini. Una riapertura che vede favorevoli il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Mario Ferri, e il sindaco di Roma, Ignazio Marino, che in un tweet ha scritto: «Orgoglioso che Roma abbia un procuratore capo come Giuseppe Pignatone, disponibile a riaprire le indagini».







La richiesta, forte, è arrivata pure dagli stadi italiani, dove le tifoserie hanno esposto striscioni con scritto «Giustizia per Cucchi». In attesa di Cassazione e Corte Europea, il Campidoglio pensa di intitolare una via a Stefano. «Mi piacerebbe che via Golametto, via d’accesso al Palazzo di Giustizia, fosse la prescelta», ha detto Ilaria Cucchi, che poi in merito alla sentenza ha ribadito: «Mi devono uccidere per fermarmi».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 3 Novembre 2014, 09:24
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