Scuola, rivoluzione per gli insegnanti:
premi al merito e addio agli scatti
di Mario Ajello
Il premier - arciconvinto fin dai tempi delle primarie e prima ancora quando era sindaco di Firenze che «nella scuola sta il cuore del futuro dell’Italia e la sua capacità di avere un ruolo di punta nella sfida globale» - sta lavorando personalmente alla riforma. L’ha voluta prendere nelle proprie mani. Ha la moglie insegnante. Ha il consiglio della Ue che la considera necessaria quanto la ritiene doverosa e urgente lo stesso premier. Il suo slogan «tornare a credere nella scuola» ora diventa testo legislativo. A firma Matteo. Il quale si è fatto consegnare dagli uffici del ministero i dati, gli studi e gli altri materiali utili e si è messo al lavoro. «Dobbiamo avviare le cose prima dell’inizio dell’anno scolastico», è il suo concetto di velocità. E dopo che la scuola è cominciata, il piano del governo verrà per due mesi sottoposto al dibattito e messo al centro di una ampia consultazione popolare - secondo il metodo seguito anche per altre riforme - tra gli insegnanti, gli studenti, le famiglie, le istituzioni locali, i comitati dei cittadini e le associazioni varie. Prima del momento della decisione politica, ci sarà la fase dell’approfondimento tecnico da parte degli operatori e degli interessati. E insomma, è «stupefacente» e rivoluzionario - se ci si riesce - il fatto che gli insegnanti non saranno più tutti uguali, livellati tendenzialmente verso il basso e dunque demotivati. I meriti - più dei diritti acquisiti e stancamente conservati nell’Italia dove tutto è intoccabile compresa l’ingiustizia - verranno riconosciuti ai meritevoli anche in termini di retribuzione, appena si potrà.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 25 Agosto 2014, 09:58