Chiede al prete di essere "sbattezzata",
lui la umilia con questa lettera -Guarda

Chiede al prete di essere "sbattezzata", lui la umilia con questa lettera
​«Si tratta di una tale mancanza di rispetto da lasciare stupefatti». È questo il commento del segretario dell'Unione Atei e Agnostici Razionalisti (Uaar), Raffaele Carcano, sulla vicenda che vede protagonista un parroco della provincia di Ravenna, il quale, ricevuta una richiesta di sbattezzo, ne ha approfittato per esporre al pubblico ludibrio la richiedente pubblicando la lettera sul giornalino parrocchiale e commentandola in maniera sarcastica.







Formalmente il parroco rispetta la legge sulla privacy, oscurando i riferimenti personali e riferendosi all’interessata chiamandola con uno pseudonimo (“Giusy”), ma lo scritto è espressione tipica dell’atteggiamento di supponenza e fastidio manifestato da molti sacerdoti di fronte a un fenomeno sempre più diffuso come quello dell’apostasia.



Il prete parla di “nuova diavoleria che il gruppo di atei propone ai giovani come te” riferendosi alla pratica dello sbattezzo (in realtà formalizzata dal Garante per la privacy dal 1999) e tratta Giusy con tono di sufficienza, considerandola tra coloro che “nonostante la maggiore età non hanno capito bene il dono ricevuto”. Prospetta che tra qualche anno magari incontrerà un “ragazzo religioso” che vuole sposarsi in chiesa, cosa che la costringerebbe a “un bel viaggio a Ravenna dal tuo Vescovo per un giuramento che annulli le tue scelte”.



Con la scusa della mancanza di documento e indirizzo, il sacerdote con fare mellifluo spiega che ha deciso di scrivere pubblicamente “sperando che qualcuno ti rintracci”. Il prete è magnanimo: riserva una messa per la “guarigione spirituale” e un rosario per la ragazza, la quale è ai suoi occhi una sprovveduta, ed è disponibile a metterla in contatto con un altro sacerdote “specializzato in benedizioni ed esorcismi”. Perché oltre che sprovveduta, per la dottrina cattolica costei è anche malata o indemoniata. Nel post scriptum, il parroco la invita a rivolgersi alla Caritas se ha “tempo da perdere”, per “aiutare qualche bisognoso” senza “spendere soldi in inutili raccomandate”.



«Non è raro purtroppo – ha detto ancora Carcano – che i preti creino lungaggini assolutamente non necessarie o che si facciano scudo della loro autorità al fine di intimidire le persone che fanno apostasia, arrivando a segnalare la richiesta alle famiglie. È quanto avvenuto ad esempio l’anno scorso nella zona di Pistoia».
Ultimo aggiornamento: Sabato 25 Luglio 2015, 10:10
© RIPRODUZIONE RISERVATA