Ruby bis, Nicole Minetti vuole l'assoluzione.
"Maitresse? No, solo favori alle sue amiche"

Ruby bis: "Assolvete la Minetti, faceva solo favori alle amiche"
MILANO - Quando Nicole Minetti «accompagnava le ragazze a stipulare i contratti» per gli ormai famosi appartamenti di via Olgettina, «faceva soltanto delle cortesie a delle amiche, perchè lei non era affatto il gestore di un condominio, come è stato detto, e men che meno in questo modo favoriva la prostituzione». È così che, in sostanza, i legali dell'ex igienista dentale ed ex consigliera regionale hanno chiesto ai giudici di assolverla nel processo d'appello cosiddetto 'Ruby bis', che vede imputati anche Emilio Fede e Lele Mora.













Oggi, per la prima volta da quando è iniziato il processo di secondo grado, Minetti, giacca nera e jeans, si è presentata in aula per assistere all'arringa dei suoi difensori, gli avvocati Pasquale Pantano e Paolo Righi, dispensando sorrisi ai fotografi e confessando ai cronisti di essere «un pò tesa», senza voler aggiungere altro. L'avvocato Pantano, invece, ha voluto iniziare il suo intervento ricordando ai giudici quanto è accaduto pochi giorni fa, quando Enrico Tranfa, presidente del collegio che in secondo grado ha assolto Silvio Berlusconi per il caso Ruby, si è dimesso, protestando in questo modo contro la decisione di prosciogliere l'ex premier.



«Questo è un processo complesso sia per ragioni giuridiche, che per quanto riguarda la ricostruzione dei fatti - ha spiegato il legale - ma anche per l'ambiente che si è venuto a creare sin dall'inizio, caratterizzato anche da tensioni. E l'ultimo colpo di scena, quello delle dimissioni del presidente Tranfa - ha aggiunto - è un fatto che può creare dubbi e sospetti, ma che è giusto dire anche in questo procedimento». Il difensore ha voluto precisare, comunque, di sentirsi «sereno, perchè mi fido dei magistrati e in quest'aula la discussione e gli interventi si sono svolti sempre in modo sereno».



Per l'avvocato Pantano, in ogni caso, questo è anche «un processo politico nel momento in cui, come è avvenuto, ad esempio, in relazione alla trasmissione degli atti per indagare su alcune testimonianze dopo la sentenza di primo grado, un magistrato invece di essere legato alla legge fino in fondo fa dei distinguo». Dopo aver presentato una questione di incompetenza territoriale del Tribunale di Milano a favore di quello di Monza (sollevata anche dalla difesa di Fede con l'avvocato Alessandra Guerini), l'avvocato Pantano ha chiesto ai giudici anche di trasmettere gli atti alla Consulta per valutare la «incostituzionalità» della normativa sul favoreggiamento della prostituzione «per indeterminatezza delle condotte».



Stando alle norme, infatti, secondo la difesa di Minetti, è come se si punisse come favoreggiamento «qualsiasi condotta». Ribattendo poi punto su punto nel merito delle accuse, l'avvocato ha spiegato che l'ex consigliera «come forma di cortesia nei confronti delle amiche si offrì di occuparsi dei contratti degli appartamenti» di via Olgettina. Per il legale, infatti, nelle carte del processo non solo «non c'è prova degli atti prostitutivi, ma men che meno dei presunti pagamenti e di conseguenza nemmeno della presunta intermediazione» contestata a Minetti.



L'altro difensore, l'avvocato Righi, ha voluto sottolineare anche come le accuse che venivano contestate a Minetti dalla Procura, ossia quelle di induzione e favoreggiamento della prostituzione sia di Ruby che delle ragazze maggiorenni, siano state poi «degradate» dal Tribunale in primo grado: l'ex showgirl è stata condannata a 5 anni solo per favoreggiamento delle maggiorenni. «Siamo imputati, in pratica, come amministratori di codominio», ha aggiunto l'avvocato Righi, che ha criticato «l'assunto accusatorio secondo cui qualunque ragazza che andava ad Arcore era per forza una prostituta». .



Secondo la difesa, tra l'altro, «Minetti sin dall'interrogatorio dopo la chiusura delle indagini ha ammesso il fatto, dicendo 'sì mi sono intestata i contratti e ho dato una mano alle ragazzè, ma poi bisogna andare a vedere se questo è un reato e per noi di certo non lo è». Prima dell'intervento della difesa Minetti, aveva preso la parola per pochi minuti l'avvocato Gianluca Maris, difensore di Lele Mora (condannato a 7 anni come Fede), il quale ha ricordato che l'ex talent scout ha rinunciato a difendersi nel merito e ha chiesto soltanto ai giudici di riconsiderare la pena, abbassandola. La sentenza è attesa per il prossimo 13 novembre.
Ultimo aggiornamento: Martedì 21 Ottobre 2014, 10:13
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