«La nuova versione che arriva dall'Egitto è assolutamente un'altra bufala: è follia pensare che Giulio Regeni fosse implicato nel traffico di statuette d'oro». Lo afferma, al termine di tre ore di audizione del direttore dell'Aise, Alberto Manenti, il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi. Si tratta, secondo Stucchi, «di un'altra offesa alla memoria di Regeni. A noi serve una verità vera, questa è addirittura inquinata». Per Stucchi «è inaccettabile il comportamento dell'Egitto. Dobbiamo continuare nella pressione diplomatica per arrivare alla verità vera. Noi teniamo ferma la nostra linea. Nessuna verità che può dirsi potabile ci interessa. Per il momento aspettiamo l'incontro del 5 aprile» a Roma tra gli investigatori egiziani e quelli italiani.
Intanto il procuratore generale egiziano Ahmed Nabil Sadeq e il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, «si sono messi d'accordo per continuare a scambiare le informazioni fino ad arrivare agli autori di questo caso e a portarli davanti a un tribunale penale per essere puniti per quello che hanno commesso». Lo riferisce un comunicato della Procura generale del Cairo dando conto del colloquio telefonico avuto di lunedì scorso dai due magistrati sul caso di Giulio Regeni.
«Nel quadro del memorandum di positiva cooperazione tra la Procura generale egiziana e la sua omologa a Roma», Sadeq «ha chiamato al telefono» Pignatone e «l'ha tenuto al corrente degli ultimi sviluppi riguardanti l'omicidio» di Giulio Regeni e «delle procedure d'indagine seguite in quest'ambito».
Fonti egiziane hanno confermato che il comunicato si riferisce al colloquio telefonico del 28 marzo, non seguito da altre telefonate.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 30 Marzo 2016, 22:42
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