Chiesto il processo per il kick-boxer dell'Isis,
la moglie e altri due: “Pronti a colpire”
di Angela Calzoni
Adesso il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e i pm Enrico Pavone e Francesco Cajani hanno chiesto il processo con rito immediato nei confronti di quattro presunti estremisti islamici, tutti marocchini e tutti residenti tra Varese, Lecco e Como. Sono il campione di thai boxe Abderrahim Moutaharrik, 27 anni, da tempo residente a Lecco e la moglie Salma, Abderrahmane Khachia, 23 anni, che abitava a Brunello nel Varesotto ed è il fratello di un “martire” della jihad e Wafa Koraichi, 24 anni, che abitava a Bevano, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore. È la sorella di Mohammed, che con la moglie italiana, Alice Brugnoli, e i tre figli piccoli è partito da Bulciago, nel Lecchese, per raggiungere la Siria.
Il “motore” del gruppo, per gli inquirenti, era Moutaharrik, che vantava contatti diretti con il Califfato e aspirava a diventare un “martire di Allah”, organizzando attentati in Italia. Tra gli obiettivi c’erano il Vaticano e l’ambasciata di Israele. E a casa sua gli investigatori, nel corso di una perquisizione, hanno trovato anche un “pugnale da combattimento”, come quelli usati dai jihadisti dell’Isis per sgozzare gli ostaggi. Non è tutto. Un messaggio indirizzato al pugile, partito dalla Siria, recitava: «Se fai un attentato, è una cosa grande».
E proprio lui era il destinatario di un “poema bomba”, che un dignitario del Califfato gli aveva inviato online. «Colpisci! – recitava il componimento - dalle tue palme eruttano scintille e sgozza! Che con il coltello è attesa la gloria, fai esplodere la tua cintura nelle folle gridando Allah Akbar». La richiesta di processo con rito immediato - saltando cioè la fase dell’udienza preliminare - dovrà essere ora valutata dal gip Manuela Cannavale.
Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Settembre 2016, 09:59
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