I commercianti bengalesi si ribellano
al pizzo della mafia: 10 arresti a Palermo
I provvedimenti di fermo dell'operazione denominata 'Maquedà, sono stati firmati dal Procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Leonardo Agueci che hanno coordinato l'inchiesta con i pm Sergio Demontis ed Ennio Petrigni. Gli arrestati sono accusati di fare parte di un gruppo «che teneva sotto controllo una parte del quartiere Ballarò» e responsabile di «decine di reati aggravati dal metodo mafioso e dalla discriminazione razziale, vicini alle famiglie mafiose di Palermo Centro», come spiegano gli investigatori. Le indagini della Squadra Mobile diretta da Rodolfo Ruperti hanno sgominato «un pericoloso gruppo armato che per lungo tempo si è imposto sul territorio del centro storico di Palermo terrorizzando i commercianti stranieri».
I reati contestati sono tentato omicidio, estorsione, incendio, rapina, violenza privata e lesioni personali tutti perpetrati ai danni di commercianti extracomunitari prevalentemente del Bangladesh, «etnia nota per l'indole pacifica», spiegano dalla Questura. Le indagini hanno subito un decisivo impulso dopo il fermo di Emanuele Rubino per il tentato omicidio di Yusupha Susso, il giovane studente gambiano ferito, lo scorso 4 aprile, con un colpo d'arma da fuoco alla testa, 'colpevolè di avere reagito all'ennesimo atto di gratuita sopraffazione. All'esecuzione dell'operazione hanno partecipato oltre cento uomini, «non solo in ragione della pericolosità dei soggetti, ma anche per la particolarità del territorio caratterizzato, sotto l'aspetto topografico, da vicoli tortuosi mentre, per quanto concerne l'aspetto sociale, da un alto numero di pregiudicati».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 23 Maggio 2016, 09:24
© RIPRODUZIONE RISERVATA