Falsi 007 cercano di truffarli per 450mila €:
il prete e la nipote salvati dal chierichietto

Falsi 007 cercano di truffarli per 450mila €: il prete e la nipote salvati dal chierichietto
PADOVA - Si erano finti uno un agente segreto e l’altro il nipote di un alto prelato, con l’obiettivo di raggirare un prete di 89 anni, scomparso alcuni mesi fa, e la nipote 55enne. Il piano, quasi perfetto, ha consentito di truffare 450mila, ma un ex chierichetto del religioso ha scoperto tutto e li ha denunciati. E così, dopo le indagini delle Squadra mobile iniziate nel febbraio del 2014, il pubblico ministero Sergio Dini ha richiesto per i due "furbetti" il rinvio a giudizio e il 19 novembre dovranno comparire davanti al giudice dell’udienza preliminare.



Secondo l’accusa devono rispondere del reato in concorso di circonvenzione di incapace continuato. Loro sono Carlo Guarise (il "nipote" del prelato) 46enne residente in via Crescini 33 e Giuseppe Petrungaro (l’agente "segreto") 70enne residente a Rho in Lombardia. Guarise, di professione agente immobiliare, da ex parrocchiano conosceva molto bene il prete e, sempre secondo l’accusa, avrebbe ideato la grande truffa. Il religioso per decenni è stato il parroco di una chiesa nella zona compresa tra l’ospedale Civile e il Sant’Antonio. Carlo Guarise sapeva che la nipote del prete soffre di una forte depressione e approfittando della patologia della donna l’ha avvicinata riuscendo a spogliare lei e lo zio sacerdote di tutti i loro beni. A scoprire l’inganno, il 23 luglio del 2013, è stato un ex chierichetto, che non potendo parlare con il prete a letto immobile e impossibilitato a esprimersi a seguito di un ictus, si è rivolto a un amico anche lui ex chierichetto della parrocchia. I due ad agosto del 2013 hanno presentato un esposto in Procura, poi sono scattate le indagini della polizia. Secondo l’accusa Guarise aveva presentato Petrungaro alla nipote del religioso e questo si era spacciato per un agente segreto esibendo placche metalliche appartenenti alle forze di polizia. I due hanno indotto la nipote del sacerdote a consegnare somme di denaro, in contanti e in assegni, per un totale di 450mila euro motivando le richieste con la necessità di fornirle protezione a fronte di pericoli di imprecisata natura. I due, per rendersi ancora più credibili, hanno millantato amicizie con i carabinieri. Inoltre le avevano offerto l’opportunità di effettuare affari immobiliari e di curare pratiche sanitarie e amministrative per lei e lo zio sacerdote.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 10 Settembre 2015, 21:06