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I due interventi, eseguiti con perfetta sinergia fra i tre ospedali, sono stati possibili perché l'azienda ospedaliera di Padova dispone da tempo di unità mobili di Ecmo, una sorta di polmone artificiale che permette di sostituire la funzione di questi organi facendo circolare il sangue del bambino al di fuori del corpo umano, dove viene ossigenato e quindi re-immesso nella circolazione del paziente. L'eccezionalità dell'intervento si spiega con il fatto che era in corso la prima "tasferta" dei medici padovani per soccorrere la neonata di Udine, una piccola con soli tre giorni di vita, è giunta un'analoga richiesta dall'ospedale di Treviso, per un un bimbo di due giorni anch'egli già in situazione di ventilazione meccanica massimale.
I neonati sono stati sottoposti alla procedura, trasferiti poi alla Neonatologia di Padova, e infine ritornati negli ospedali di Udine e Treviso, in buone condizioni generali - cioè respiravano autonomamente - per il follow-up.
Ora sono stati dimessi e sono entrambi a casa, con i loro genitori. «È una storia a lieto fine - hanno commentato i responsabili della Cardiochirurgia Pediatrica, Prof. Giovanni Stellin, e dalla Terapia Intensiva Neonatale, Prof. Eugenio Baraldi - È sempre emozionante poter ridare in braccio ai genitori un neonato che aveva rischiato la vita».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 16 Novembre 2016, 11:52
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