Napoli. Libero e spietato dopo 10 anni di cella,
ecco l'ultimo boss del pizzo a Fuorigrotta

Napoli. Libero e spietato dopo 10 anni di cella, ​ecco l'ultimo boss del pizzo a Fuorigrotta

di Leandro Del Gaudio
È stato assolto dall'accusa di omicidio ed ha scontato una lunga condanna per fatti di camorra. Oltre dieci anni di cella, un periodo in cui ha creato le basi per il suo rientro sulla scena criminale.



Ha atteso la fine dei processi, lui - sempre presente in aula per le udienze che riguardavano la camorra di Napoli ovest -, ha avuto pazienza. Poi, come spesso succede in questi casi, quando ha messo piede fuori dal carcere ha fatto spalle larghe. Undici anni di cella, l'assoluzione in appello in un processo per omicidio che ribalta una condanna all'ergastolo in primo grado, poi l'intervento della decorrenza dei termini di custodia cautelare che accorcia la permanenza in una struttura penitenziaria.



Un caso di scuola, per chi è pratico di processi incardinati tra primo e secondo grado. Un caso che oggi diventa centrale per ricostruire la particolare fibrillazione che si sta registrando a Fuorigrotta, quartiere che per qualche anno è sembrato (anche se solo a uno sguardo superficiale) abbastanza angolare rispetto alla geografia del crimine cittadino. E c'è una storia diversa da raccontare, come emerge dalla vicenda che ha visto coinvolto un agente di polizia, il sovrintendente Nicola Barbato. Colpito mentre lavorava sotto copertura, come agente antiracket, un caso che ha messo a nudo l'ultima frontiera della camorra della periferia occidentale. Aggressiva e sanguinaria, come all'inizio degli anni Ottanta, come nei peggiori momenti della storia del quartiere che ospita stadio e università di Ingegneria. Fuorigrotta criminale, dunque, che sta accadendo alle porte di Napoli?



Torniamo al profilo del personaggio al centro delle indagini più recenti. In cella Raffaele Rende, Lello 'o criminale, (che ha confessato di aver centrato a colpi di pistola l'agente sotto copertura), l'attenzione si sposta su moventi e mandanti del taglieggiatore. Ventisette anni, piccoli precedenti penali, l'uomo ha confermato che la sparatoria è maturata nel corso di un tentativo di taglieggiare un negozio di giocattoli, dando la stura alle indagini su mandanti e scenario criminale di Fuorigrotta. Non si è pentito, si è limitato a confessare gli spari che hanno raggiunto il poliziotto. Chi sono i suoi mandanti? Indagine condotta dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice e dai pm anticamorra Francesco De Falco e Maurizio De Marco, si scava negli archivi di polizia giudiziaria, ma anche sulle più recenti informative che riguardano la zona di via Leopardi. Ed è a questo punto che l'attenzione cade sul presunto mandante, su quello che avrebbe messo in piedi una trama estorsiva in grado di taglieggiare decine di esercizi commerciali. È lui che avrebbe mandato alcuni emergenti di Quarto e di Fuorigrotta a fare le «bussate di porta» (richiesta di tangenti).



Ha uno spessore criminale che lo avvicina a quelli del clan Baratto.
Dopo una condanna all'ergastolo per omicidio, la sua carriera sembrava destinata a un rapido declino. Poi, in appello, è stato cancellato l'ergastolo (di fronte a un quadro indiziario che viene ritenuto carente dai giudici di secondo grado) e per lui si sono aperte le porte del carcere. Ed è stato un ritorno di fiamma, a giudicare da quanto stanno raccogliendo gli uomini della Mobile del primo dirigente Fausto Lamparelli.



Ultimo aggiornamento: Martedì 29 Settembre 2015, 12:57