"Mi hai rotto il c." e il datore di lavoro lo licenzia. Ma la decisione del giudice è incredibile
L'operaio viene reintegrato. "Quella frase - spiega il giudice - è giustificata dal contesto".
La vicenda inizia nell'ottobre 2013. Il metalmeccanico vuole usufruire di un permesso, ma non trova il modulo adatto. Nonostante si sia rivolto alla segreteria, viene rimbalzato dal capo officina al datore di lavoro, senza trovare una soluzione. A quel punto, stanco dell'inefficienza, avrebbe sbottato: "Hai rotto il c...". E il titolare lo avrebbe licenziato in tronco.
Ora la sentenza. "Quella frase rivolta al datore di lavoro - conclude il giudice - in determinati contesti, non può costituire motivo di licenziamento. L’espressione non è un’ingiuria secondo la comune coscienza sociale. L'uso abituale di frasi volgari ha tolto le potenzialità lesive del termine. L'operaio non voleva offendere nessuno, ma era stanco della situazione. È normale che il lavoratore si trovasse in uno stato di irritazione perché le sue legittime richieste non erano prese in considerazione dall'azienda".
Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Febbraio 2016, 20:12
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