Licio Gelli dimenticato: pochi politici
alla camera ardente. Oggi i funerali

Licio Gelli dimenticato: pochi politici ​alla camera ardente. Oggi i funerali

di Valeria Arnaldi
ROMA - Nessun nome eccellente, nessuno degli “amici” di un tempo. Neppure i due figli maschi, lontani ormai da tempo, che aveva sperato fino all'ultimo di rivedere insieme. E nemmeno la folla attesa. Sono stati in pochi a recarsi nella cappella di Santa Maria della Misericordia ad Arezzo per portare l'estremo saluto a Licio Gelli, deceduto a 96 anni martedì scorso per arresto cardiaco. Solo alcuni parenti. E molti giornalisti.


La sua memoria, d'altronde, è fissata nelle tante pagine di cronaca e storia del nostro Paese e, più ancora, di molti dei suoi misteri. Il “burattinaio”, “Belfagor”, il “Venerabile”, tanti gli appellativi che, nel tempo, sono stati riservati all'ex-gran maestro della P2, balzato sulle pagine dei giornali ben più di una volta per rapporti occulti con il potere, vicende giudiziarie e, soprattutto, punti ancora oscuri del nostro passato recente, dal finto rapimento del banchiere Michele Sindona - nel corso delle indagini fu rinvenuto l'elenco degli iscritti eccellenti alla loggia segreta P2 - fino al caso Moro.

Ieri, però, di quel passato la camera ardente non ha mostrato indizi. A ricordare Gelli, il suo legale. «È morto senza vedere realizzato il sogno di vedere riunita la famiglia», ha rivelato l'avvocato Gian Franco Ricci Albergotti, che lo difendeva nell'ultima pendenza con il Fisco. Uno dei figli, poi, il maggiore, Raffaello, è arrivato.

La politica, però, ha continuato a mantenere silenzio e distanze. Così a raccontare Gelli è stato Gelli stesso. «Sono fascista e morirò fascista», aveva detto. E, nella bara, porterà la spilla del Partito Nazionale Fascista. «Non si porta dietro segreti - dice il legale Raffaele Giorgetti - la storia è una cosa seria e probabilmente fra 30 anni sapremo come stanno le cose». I funerali oggi a Pistoia.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 17 Dicembre 2015, 08:50
© RIPRODUZIONE RISERVATA