La Giornata della Memoria? Serve a vincere gli orrori, anche quelli di oggi

La Giornata della Memoria? Serve a vincere gli orrori, anche quelli di oggi

di Ruth Dureghello
Ricordare ciò che è stato, affinché non accada più. Lo diciamo da anni nelle attività che riguardano il Giorno della Memoria. Più il tempo passa e più cresce però il timore che questo ricordo possa trasformarsi in semplice retorica senza significato, soprattutto quando le voci dirette dei testimoni vanno scomparendo.

Che senso ha dopo oltre settant’anni rievocare lo sterminio di sei milioni di ebrei da parte dei nazisti? Provando a rispondere a questa domanda sono giorni che mi reco nelle scuole per parlare con gli studenti. A loro provo a dire che la memoria non è la semplice rievocazione del passato, ma un filo sottile che lega passato presente e futuro. Lega non solo il tempo in modo indissolubile ma anche il nostro destino.

Ricordare gli ebrei morti nelle camere a gas, gli omosessuali, i portatori di handicap e gli oppositori politici sterminati dai nazisti, non serve certo solo ad omaggiare la loro memoria o a far riaffiorare dolore e ferite profonde, ma a rendere migliore la società in cui viviamo, oggi più che mai. Comprendere come la natura umana abbia potuto produrre Auschwitz, fare del diverso il nemico e dell’odio una religione, serve a non abbassare la guardia e a non essere indifferenti al male.

Dobbiamo ricordare, per capire quanto sia importante non assistere più in silenzio, “non abituarci” agli orrori che sfidano i nostri giorni, impegnarci affinché questo non accada, ma soprattutto a provare a costruire una società in cui giustizia rispetto e diversità siano valori da cui non possiamo prescindere.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 27 Gennaio 2017, 09:00
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