"Sono obbligato a ucciderli tutti", ecco le conversazioni dei jihadisti arrestati a Venezia -Video

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di Giorgia Pradolin
VENEZIA - Uno degli angoli più belli del centro storico lagunare, rio terà de la Mandola, a San Marco, dove i Carabinieri e i Nocs la scorsa notte hanno fatto irruzione al civico 3796, entrando in punta di piedi dall'ingresso e facendo poi saltare rumorosamente la porta al primo piano.





All'indomani delle perquisizioni, la casetta in calle de la Mandola è un campo di guerra. L'odore di bruciato è ancora forte sulle scale, e la porta dell'appartamento non c'è più. Solo il nastro rosso dei Carabinieri delimita l'accesso al rifugio in cui i kosovari si incontravano, discutevano, mangiavano e pregavano, inneggiando alla Jihad. E stavano intensificando la loro preparazione atletica. Non solo con la palestra (che alcuni di loro frequentavano finiti i turni di lavoro come camerieri) ma anche con integratori alimentari, forse amminoacidi, che si vedono nella cucina dell'appartamento. Sedie e scaffali buttati all'aria, sul tavolino, al centro del salotto due vasi, uno con dei fiori bianchi, e uno zainetto nero sportivo. Appoggiata alla parete, la rete di un materasso singolo, probabilmente per gli ospiti. Nell'appartamento infatti, c'era il viavai di quel gruppetto di amici che però non dava nell'occhio.


I QUATTRO ARRESTATI



«L'unica cosa che ci sembrava un po' strana - spiega Manuela Malandra, moglie dell'amministratore del condominio - è che per la loro giovane età fossero sempre soli, tra uomini. Nell'appartamento non si vedevano mai salire delle ragazze. Per il resto, erano ragazzi educatissimi, li vedevamo poco, manco si sentivano»...
Ultimo aggiornamento: Venerdì 31 Marzo 2017, 15:05
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