"Gli insegnanti all'estero valgono meno":
il bando dell'università del Salento fa discutere

"Gli insegnanti all'estero valgono meno": il bando dell'università del Salento fa discutere
LECCE - Un incarico di insegnante all'estero con tanto di qualifiche, riconoscimenti e progetti di livello internazionale, relazioni e conferenze oltre i confini, vale meno di un posto nelle accademie italiane per l'Università del Salento.

La denuncia arriva dall'Apri, l'associazione dei precari della ricerca italiani, ed è relativa al bando del 25 luglio dell'università del Salento per coprire 16 posti di professore di ruolo in materie come Fisica sperimentale Psicologia clinica e dinamica, Misure elettriche ed elettroniche, Meccanica applicata alle macchine ed altre ancora.



LA POLEMICA Nella valutazione dei candidati, si legge sul bando, a chi ha insegnato in Italia vengono assegnati 20 punti. A chi è un esperto di caratura internazionale e fa didattica all'estero in centri qualificati vengono assegnati soltanto 4 punti.

Un'inusuale differenza di trattamento finita al centro delle polemiche: "Ogni commento - scrive l'Apri - sulla bontà di tale procedura comparativa di selezione concorsuale pare superfluo. Un ricercatore che insegnasse e facesse ricerca alla University of California Los Angeles piuttosto che a Yale od Oxford, essendo tra i luminari del proprio campo e perciò invitato a Conferenze internazionali, fosse membro di comitati scientifici internazionali, avesse all'attivo documentate collaborazioni in tutto il mondo non avrebbe alcuna speranza di vincere contro chiunque stia già facendo regolarmente della didattica in Italia (indipendentemente dal merito)".



LA REPLICA L'università del Salento si difende e respinge le critiche. Giorgio Metafune, direttore del Dipartimento di Fisica, elenca i tre criteri che hanno portato alla differenza di punteggio.

Innanzitutto c'è " la necessità di non sopravvalutare la didattica per un effetto di cumulo tra f3 (indicatore relativo solo alla didattica n.d.r.) e f4 (un indicatore misto di didattica e ricerca) a favore di pochi candidati". Ma c'è anche "l'importanza di avere personale docente con esperienza didattica in Italia che possa da subito svolgere al meglio i corsi e, eventualmente, ricoprire cariche accademiche" e "di valorizzare i ricercatori (italiani e non) che in questi anni di blocco dei concorsi hanno consentito il normale svolgimento delle attività didattiche, in situazioni di carenza di organico del corpo docente.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 27 Ottobre 2014, 18:56
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