La nonna della piccola uccisa in culla dal padre: "Perché me l'hanno ammazzata?"

La nonna della piccola: "Perché me l'hanno ammazzata?"

di Rosallba Emiliozzi
ANCONA - No, a noi no, tutto un sogno. Si dispera sotto il porticato della casa del delitto la nonna materna, Daniela, la seconda mamma di Alessia, la piccola di casa Giustini, un dono arrivato 18 mesi fa e che aveva portato tanta felicità nella bella famiglia di Ancona. «Alessia no, l'ho cresciuta io, Alessia no, era tutta insanguinata». Sono grida disperate che stringono il cuore, in un pomeriggio afoso di un silenzio spettrale. Poi nonna Daniela risponde a una telefonata e racconta ciò che non avrebbe mai voluto dire: «Luca gli ha dato una coltellata, Alessia è morta». La donna si appoggia a due amiche, la sorreggono. Il dolore è grandissimo, la divora, non ce la fa camminare. E ripete: «E noi no, a noi no. Io l’ho tenuta in braccio, l’ho tenuta tanto, era mia, perché me l’hanno ammazzata? Perché?». Urla e piange. Poi ha un malore. Poco dopo interviene la guardia medica. «Io non ce la faccio, non ce la faccio a sopportare questo dolore - ripete la nonna - Non è vero, ditemi che non è vero, era tutta insanguinata. Non ce la faccio».



Luca Giustini, il ferroviere di 34 anni, arrestato per avere ucciso a coltellate,la figlioletta Alessia di 18 mesi, «stava male da tempo, era depresso e piangeva». Lo racconta all'ANSA Brunella Michelini, la madre di Luca, che ha incontrato il figlio ieri mattina, poche ore prima della tragedia. «Era come se fosse venuto a dirmi addio, abbiamo pregato insieme. Gli ho detto 'Luca, che hai? Devi farti vedere da un dottorè. Avevo paura che potesse tentare il suicidio, mai avrei immaginato cosa sarebbe successo». La donna, chiusa nel suo appartamento di Collemarino in via Patrizi, la stessa strada in cui abita il figlio, fa capire che alla base del malessere del trentaquattrenne, ora ricoverato in stato catatonico al reparto psichiatrico dell'ospedale di Torrette di Ancona, ci potrebbero essere anche dissapori familiari, «anche se quello che è successo non è giustificabile». «Qualche giorno fa si era sfogato con un amico, che lo aveva visto molto depresso - dice la madre - e che aveva provato a risollevarlo, ricordandogli che aveva una bella famiglia, un lavoro. 'Mi manca l'amorè aveva risposto lui, spiegando che non ce la faceva più a stare a casa. L'amico ha suggerito la separazione, 'non possò era stata la replica». Quando ha sentito le urla in strada ieri pomeriggio anche Brunella Michelini è scesa, «ma sono stata scacciata dai parenti di Sara, la moglie, mi hanno detto che ero 'la madre del mostrò, come se non fossi anche io una persona che ha sofferto la perdita di una nipote. E sono dovuta tornare a casa sotto scorta dei carabinieri». Ora la donna attende di potere vedere il figlio («non mi hanno neanche fatto entrare in reparto») o di avere notizie dall'avv. Nicoletta Pelinga, che incontrerà domani il suo assistito. Desidera soprattutto incontrare l'altra nipote, di 4 anni e mezzo, ma la tragedia sembra avere scavato tra le due famiglie un solco invalicabile.



I COLLEGHI

Sotto choc i colleghi di lavoro di Luca Giustini, macchinista delle Ferrovie. Un amico ferroviere sabato lo ha incontrato nell’ultimo turno di lavoro e racconta: «Luca era pensieroso, poi mi ha chiesto: “Ma tu sei felice?”, io gli ho risposto di sì, mi manca qualcosa ma che tutto sommato la mia vita era felice. E allora Luca ha ribattuto: «A me l’unica cosa che mi rende felice è la felicità delle mie bambine”. Dopo aver saputo della tragedia sono rimasto sconvolto e ripenso sempre alla sue parole». Il quartiere di Collemarino, borgo popolare alla periferia di Ancona, che si trova a due chilometri dal mare, è sconvolto dalla terribile tragedia. Tutti conoscono la bella famiglia Giustini, le loro bambine che spesso andavano al parco giochi con i genitori. «Li incontravo spesso, il papà o la mamma con la piccola Alessia e l’altra bambina, erano una bella coppia, non avevano problemi economici, lavoravano tutti e due e andavano d’accordo» dice un vicino di casa. Un amico di famiglia e qualche residente avevano notato qualcosa di diverso ultimamente nel comportamento di papà Luca. «Aveva uno sguardo strano, cupo, che non mi piaceva - racconta un vicino di casa che vuole rimanere anonimo - pareva stressato, ma non so dire da cosa». Diverse persone avevano notato un atteggiamento diverso nel ferroviere. «Era sempre stato un tipo taciturno ma negli ultimi giorni non era più lui, aveva uno sguardo che non andava» racconta un altro conoscente. Cosa sia successo in questa bella coppia, sposata da cinque anni, non si sa. I due si volevano bene e andavano d’accordo. Luca è anche uno sportivo, gioca a calcio con la squadra di Torrette di Ancona. Per tutti è un mistero cosa sia scattato nella sua mente nell’abitazione al secondo piano di via Patrizi, 1, proprio sopra la caserma dei carabinieri. Sul balconcino, sopra lo stemma dell’Arma, si vedono i giochi delle bimbe.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 18 Agosto 2014, 18:19