Come l’ha riconosciuta?
«No, non lei. È stata sua madre a ricordarsi di me. Inizialmente ho avuto qualche difficoltà, dopo tanti anni sinceramente non avevo più memoria di quella paziente, poi un po’ alla volta mi è tornata alla mente». Aveva partorito con lei, Emilia? «Sì, ero il suo ginecologo. Gabriela l’ho fatta nascere io, in quella clinica di Mugnano. È nata ed è morta nelle mie mani. Il destino a volte è assurdo, beffardo, non riesco a pensare ad altro». Che cosa è successo? «Immaginiamo un’embolia, forse a causa di una predisposizione naturale. In ogni caso è successo qualcosa di inspiegabile, l’intervento era andato bene, tutto assolutamente regolare. Aspettiamo il risultato dell’autopsia per capire che cosa può essere accaduto».
Si è parlato di una emorragia.
«No, nessuna emorragia, d’altronde può essere pericolosa l’emorragia del terzo trimestre non quella del primo. In ogni caso quando la ragazza ha cominciato a stare male abbiamo pensato anche noi a una perdita di sangue occulta, temevamo una foratura dell’utero, ragion per cui abbiamo aperto subito l’addome».
Invece?
«Tutto normale. L’utero era integro, non c’era alcun sanguinamento. L’emorragia sarebbe stata quasi auspicabile, il Cardarelli è un centro di eccellenza proprio nella risoluzione delle emorragie da parto, l’avremmo salvata certamente. No, deve essere successo qualcosa di molto, molto più raro che prescinde dalle nostre responsabilità».
È sicuro?
«Non si muore per un intervento del genere anche se questa è l’ennesima dimostrazione che non esistono operazioni banali, quando si finisce sul tavolo chirurgico, sotto anestesia, nulla deve essere considerato una sciocchezza. E noi siamo abituati a lavorare seriamente». Quando ha capito che la ragazza stava male? «L’intervento era praticamente finito, perfetto, poi è sopraggiunta una insolita bradicardia, dai parametri ci siamo resi conto che qualcosa non stava andando per il verso giusto».
Che cosa ha fatto a questo punto?
«Ho chiamato il primario, sono subito intervenuti anche gli anestesisti, la migliore equipe di cui dispone il Cardarelli, abbiamo attivato in pochi istanti tutte le procedure previste in questi casi».
Perché pensa a un’embolia?
«Perché dall’embolia è difficile riprendersi. Qualunque altro tipo di emergenza vi assicuro che quel gruppo di anestesisti sarebbe riuscito a risolverla, credetemi».
Ma perché aveva consigliato a Gabriela di abortire?
«Non glielo avevo mica consigliato io. La ragazza non era una mia paziente. È arrivata da me al Cardarelli solo per l’interruzione di gravidanza».
Chi era il suo ginecologo?
«Non ne ho proprio idea».
Allora chi le aveva consigliato di abortire?
«Penso il suo dermatologo. Le aveva detto che quei farmaci che le aveva prescritto per curare una micosi della pelle avrebbero potuto danneggiare il feto. Non so niente di più. Quel che invece so bene, e ve lo assicuro, è che noi abbiamo lavorato nel migliore dei modi. Il Cardarelli è un ospedale di eccellenza».
Ritiene di non aver sbagliato nulla?
«Sono addolorato per la morte di Gabriella ma sono anche molto sereno per quanto riguarda il mio operato. Ho fatto tutto ciò che dovevo nel migliore dei modi. Aspetto l’autopsia che riserverà più di una sorpresa».
Morta al Cardarelli dopo l'aborto.
Il medico la fece nascere 19 anni faPosted by Leggo - Il sito ufficiale on Giovedì 14 gennaio 2016
Ultimo aggiornamento: Giovedì 14 Gennaio 2016, 14:30
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