Caso Fortuna, Caputo resta in carcere. La difesa:
"Testimone non attendibile, ha il sostegno a scuola"

La difesa di Caputo: "Teste non attendibile, ha il sostegno a scuola"

di Marco Di Caterino
Caivano. Un'attesa carica di tensione fino a tarda sera, quando il collegio della decima sezione del Tribunale di Napoli, ha stabilito che Raimondo Caputo, detto Titò, accusato di essere l'orco e l'assassino di Fortuna Loffredo - la bambina precipitata nel vuoto nel parco Verde di Caivano - deve restare in carcere. L'indagato non era presente in aula e fino all'ultimo ha sperato che la sua gridata innocenza fosse riconosciuta in sede di Riesame. La decisione spazza via la tesi difensiva sostenuta dall'avvocato Salvatore Di Mezza, il legale di Raimondo Caputo, che chiesto la scarcerazione di Titò perché accusato del delitto da una bambina che da circa quattro anni è seguita a scuola da un docente di sostegno. E per questo - secondo il legale - del tutto inattendibile nella ricostruzione di quanto avvenne tra le 11.45, quando Fortuna esce dall'appartamento di Marianna Fabozzi per andare a cambiarsi i sandaletti che le facevano male e le 12 circa del 24 giugno, quando venne trovata agonizzante sul selciato dell'ala nord del cortile dell'isolato 3 delle palazzine popolari. La principale accusatrice di Caputo, per ben sei volte, ha dichiarato che Titò seguì la piccola, l'afferrò e la portò all'ottavo piano, in terrazzo, per abusarne ancora.
 
 


Chicca (così chiamavano Fortuna) reagì con più energia delle altre volte. E allora Titò, indispettito, la scaraventò nel vuoto. Un racconto agghiacciante. Di tutt'altro parere, su quelle testimonianze, il procuratore aggiunto Domenico Airoma e il pubblico ministero Claudia Maone, i magistrati della Procura di Napoli Nord, diretta dal procuratore Francesco Greco, che hanno condotto la delicatissima indagine, iniziata con il pm Federico Bisceglia, morto in un incidente stradale. Per l'accusa, quelle dichiarazioni sono più che valide. Ed hanno il valore di una prova, perché le descrizioni circostanziate dei fatti, raccontate dall'amica del cuore di Fortuna, e dalle due sorelline (abusate da Raimondo Caputo) sono state rese in maniera lucida, dopo più di un anno dall'omicidio. E solo grazie al fatto di essere state poste in un ambiente protetto, che queste tre piccole vittime dell'orco che avevano in casa e che abusava di loro a suo piacimento, con il consenso della mamma, si sono liberate di un peso che le segnerà per tutta la vita. Nella casa famiglia, lontano dalle pesanti intimidazioni ricevute dalla supertestimone sia dalla mamma (Marianna Fabozzi) che dalla nonna, hanno raccontato gli ultimi minuti di vita della loro amichetta, e non senza un forte senso di sollievo, la più grande ha anche dichiarato che se quella mattina fosse salita dal settimo piano all'ottavo insieme a Chicca e a Titò, avrebbe fatto la stessa fina della sua amica del cuore.

E per quanto concerne il docente di sostegno, il procuratore aggiunto Domenico Airoma ha sottolineato che la sua assistenza era limitata al processo di apprendimento scolastico della bambina che aveva solo qualche difficoltà nel seguire le lezioni. Incassato il primo successo, per la Procura di Napoli Nord si preannunciano due giorni ad alta tensione. Oggi pomeriggio alle 14,30, presso il Tribunale di Aversa, si terrà la prima udienza dell'incidente probatorio nel corso della quale verranno ascoltate le due bambine più piccole, mentre domani toccherà alla supertestimone . «L'interrogatorio delle ragazzine - spiega l'avvocato Gennaro Razzino, legale di Mimma Guardato - avverrà in un ambiente protetto. Una stanza arredata con giocattoli, matite e colori. Li saranno presenti fisicamente solo il gip e una psicologa, che avrò il ruolo di mediare le domande del giudice, che può porle anche in modo diretto, e mettere a loro agio le piccole. Tutti gli interessati, dallo stesso imputato ai famigliari della vittima e i loro legali, seguiranno le fasi dell'interrogatorio protetto delle tre bambine, in un altra stanza, tramite uno specchio dal quale di può ascoltare e osservare senza essere visti, oppure grazie ad un impianto di video conferenza. In questo modo non sarà possibile avere alcun contatto, nemmeno visivo con gli adulti. Per quanto riguarda la mia assistita, abbiamo presentato al gip la richiesta di accludere agli atti, una serie di domande da porre alle tre ragazzine. E ora siamo in attesa di una sua decisione».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 18 Maggio 2016, 09:24
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