Fallimento Gavioli, nei guai anche
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Fallimento Gavioli, nei guai anche la sexy sorella Maria Chiara
TREVISO - L’appuntamento davanti al Gup di Napoli è fissato per il prossimo 27 ottobre. L’imprenditore Stefano Gavioli, 57 anni, accusato di gravi reati nella gestione dello smaltimento dei rifiuti nel capoluogo partenopeo, è stato citato a comparire all’udienza preliminare relativa al crac della società Enerambiente spa. Assieme a lui sono imputate altre 22 persone, accusate a vario titolo di bancarotta, ma anche di estorsione e minacce.







Oltre a Stefano (ex proprietario della Sirma di Marghera) la Procura di Napoli ha chiesto di processare sua sorella, Maria Chiara, 40 anni, di Treviso e alcuni loro collaboratori



Oltre a Stefano Gavioli (ex proprietario della Sirma di Marghera) la Procura di Napoli ha chiesto di processare sua sorella, Maria Chiara, 40 anni, di Treviso, alcuni loro collaboratori, tra cui Loris Zerbin, 52, di Campolongo Maggiore e Stefania Vio, 40, Spinea; tre professionisti - l’avvocato Giancarlo Tonetto, 59, Mestre e i commercialisti Enrico Prandin, 52, e Paolo Bellamio, 60, di Mestre - Giorgio Zabeo, 65, Mira; i bancari Alessandro Arzenton, 51, Montegrotto Terme, Manuela Furlan, 52, Mira, e Mario Zavagno, 65, Pramaggiore (tutti della Banca del veneziano. Quest'ultimi sono accusati di aver continuato a finanziare Gavioli nonostante lo stato di decozione del gruppo).



La richiesta di rinvio a giudizio risale allo scorso 16 maggio, pochi giorni prima che la Corte d’Appello revocasse il fallimento di Enerambiente, dichiarato a Napoli, ritenendo che il Tribunale competente fosse quello di Venezia (dove sono stati poi trasmessi gli atti per riassumere la procedura, tutt'ora aperta). La decisione finale sulla competenza relativa al fallimento è attualmente pendente in Cassazione: se la Suprema Corte dovesse definitivamente decidere che è Venezia a doversi pronunciare, non sarà possibile aprire il processo penale per bancarotta (senza fallimento non c’è bancarotta, e in ogni caso non a Napoli): di conseguenza è probabile che il 27 ottobre il giudice decida di rinviare l’udienza preliminare in attesa della Cassazione. Gli unici reati che prescindono dal fallimento, e dunque potrebbero ipoteticamente restare a processo a Napoli, sono quelli di estorsone e corruzione, contestati ad alcuni degli imputati.



L’accusa principale formulata dalla Procura è quella di aver provocato un grave danno ai creditori di Enerambiente (dichiarata fallita dal Tribunale di Napoli nel febbraio del 2012, con un passivo superiore a 55 milioni) attraverso presunte distrazioni, occultamenti e dissipazione di beni aziendali. Il ruolo centrale viene addebitato a Stefano Gavioli. L’avvocato Tonetto, consulente e legale dell'imprenditore mestrino, viene accusato di aver esercitato «poteri di concreta co-gestione» occupandosi delle operazioni contrattuali e societarie «volte a mascherare distrazioni e dissipazioni»; Bellamio avrebbe agito come co-amministratore di fatto, pianificando «le strategie industriali e soprattutto le manipolazioni contabili, funzionali a coprire i fatti di mala gestio»; Prandin avrebbe esercitato «di fatto poteri di co-gestione partecipando attivamente alle scelte amministrative». La parola a questo punto passa al Gup di Napoli.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 10 Ottobre 2014, 20:27