Emanuele, fermati due fratelli. "15' di orrore, ecco com'è andata"

Emanuele, fermati due fratelli. "15' di orrore, ecco com'è andata"
Una possibile svolta nelle indagini sulla morte di Emanuele Morganti, il ventenne ciociaro ucciso ad Alatri (Frosinone) dopo una lite in discoteca. Il giovane era stato pestato violentemente da più persone, pare per difendere la fidanzata, ed è morto dopo due giorni di agonia. Dei sette indagati in totale, due sono stati sottoposti a fermo, sono fratellastri: si tratta di Mario Castagnacci, 27 anni, ritenuto colui che ha inferto i colpi di spranga ad Emanuele, e di Paolo Palmisani, 20 anni, di cui ci sono riscontri della sua partecipazione al pestaggio.



Entrambi sono stati tradotti nel carcere romano di Regina Coeli. Per gli inquirenti sarebbero responsabili dell'aggressione finale che ha causato la morte di Emanuele.



Al vaglio degli investigatori l'ipotesi che causa scatenante dell'efferatezza delle aggressioni forse un mix di alcol e droga assunto dagli autori. I due fermati sono accusati di omicidio volontario: erano a Roma, a casa di una parente dove hanno tentato di nascondersi. «Sono fratellastri e si erano rifugiati da parenti una abitazione nella zona est di Roma -ha aggiunto il comandante provinciale dei carabinieri di Frosinone Giuseppe Tuccio- non erano armati e non hanno opposto resistenza. Sono stati poi portati a Regina Coeli».
 
 

LITE PER UNA BEVANDA «La vicenda di una gravità spaventosa perchè per motivi banali, una lite di una bevanda, si è arrivati alla morte di un ragazzo innocente e perbene. Tutto nato da un diverbio in discoteca non con un ragazzo albanese». Così il Procuratore Capo di Frosinone Giuseppe De Falco nel corso di una conferenza stampa nel Comando provinciale dei carabinieri di Frosinone sull'omicidio di Emanuele Morganti. «I due fermati sono gli autori dell'aggressione letale che ha causato le lesioni al capo mortali».



I DUE FERMATI HANNO PRECEDENTI «Sono stati ravvisati indizi gravi nei confronti di due persone che sono state fermate a Roma - ha detto -. Sono quelle nei cui confronti alla luce della ricostruzioni ci sono indizi univoci sulla condotta violenta nella fase terminale». «Le due persone fermate gravitano in ambienti delinquenziali, e non escludiamo che abbiano inteso affermare una propria capacità di controllo del territorio, e stiamo verificando se il comportamento violento sia stato determinato anche da abuso di alcool e sostanze stupefacenti».  

«Una volta fuori da locale e in posti diversi ci sono state più aggressioni da parte di alcune persone, aggressioni con modalità diverse ed intensità diverse», ha aggiunto il procuratore. «Dopo la prima aggressione Emanuele ha cercato di allontanarsi ed è stato seguito -ha aggiunto il Procuratore- poi è ritornato per prendere la ragazza ed è stato nuovamente aggredito».
 


MANGANELLO E TUBOLARE «Sono stati usati un manganello e un tubolare ma non sono stati rinvenuti», ha specificato De Falco. «Nonostante indizi concreti sui due fermati, c'è ancora molto da investigare -ha aggiunto il Procuratore- abbiamo sentito una decina di persone e le versioni sono contrastanti, stiamo ricostruendo tutto per capire chi è stato coinvolto nelle aggressioni».



ALCUNI TESTIMONI RETICENTI «Molti sono stati ascoltati, alcuni sono stati reticenti, omertosi, altri solo suggestionati dal fatto gravissimo e confusi e ciò può avere determinato ricordi attendibili». Così il procuratore capo di Frosinone Giuseppe De Falco ha spiegato la «difficoltà delle indagini che sono alla fase iniziale e proseguono: il fatto si presta a letture sociologiche ma l'autorità inquirente deve attenersi alla valutazione delle emergenze istruttorie - ha aggiunto il magistrato - e non possiamo farci condizionare da affermazioni tipo pestaggio di gruppo, dobbiamo valutare la posizione di tutti». 

CARABINIERI: CHI SA PARLI «Un congruo numero di persone ha assistito al pestaggio». Così il comandante provinciale de carabinieri di Frosinone Giuseppe Tuccio nel corso della conferenza stampa. «Chiediamo ai giovani di avere fiducia nelle forze dell'ordine, nelle istituzioni e di comunicarci tutti i fatti illeciti che possano servirci in questa indagine», ha detto il comandante. 

15 MINUTI DI ORRORE Sono stati 15 minuti di orrore, di violenza inaudita e gratuita, consumata davanti a decine di ragazzi che riempivano la piazza centrale di Alatri. Nessuna azione fulminea ma compiuta a più riprese anche se per il Procuratore capo di Frosinone Giuseppe De Falco per ora non i può parlare di premeditazione. Piuttosto di una violenza scatenatasi probabilmente da un mix di alcol e droga e dalla voglia aberrante di dimostrare «davanti a tutti chi comanda e controlla il territorio».

Emanuele venerdì notte è nel locale Mirò Club, il circolo Arci sul quale ci sono controlli per verificare eventuali irregolarità. È con la sua fidanzata, il locale è pieno, complice il week end ed una festa privata. Al bancone si innesca una lite con un altro ragazzo per un cocktail, una banalità, parole pesanti, qualche spintone e niente più. Il giovane protagonista dell'alterco «non ha nulla a che fare col pestaggio e resta nel locale» dicono gli investigatori.

A quel punto però intervengono i buttafuori: prendono Emanuele e lo scaraventano fuori dal locale. E lì inizia il film dell'orrore: il ragazzo è circondato e picchiato da un gruppo che è nella piazza. Riesce a rialzarsi e fugge. Ma il branco lo insegue, lo riprende e lo picchia ancora. Fino ai colpi finali, forse inferti con un manganello e un tubolare in ferro. Colpi alla testa, sferrati con violenza inaudita, insensata, terribile. Molti guardano. Solo un amico di Emanuele interviene, si butta sul suo corpo ed è fatto bersaglio di colpi. Impaurito si sottrae.

A sferrare i colpi letali, secondo testimonianze «che hanno avuto riscontri» i due fermati, Mario Castagnacci, cuoco, che per gli investigatori dovrebbe essere il responsabile del colpo mortale, e Paolo Palmisani. Colpiscono finchè Emanuele non si muove più. Poi i soccorsi, la corsa in ospedale, e la morte due giorni dopo. I due scappano a Roma da parenti dove vengono fermati. Ma si indaga per capire eventuali responsabilità di altri, dal buttafuori ad alcuni complici. 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 29 Marzo 2017, 09:16
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