Condannata per molestie, ma la donna era morta 3 anni prima che potesse commettere il fatto

Condannata per molestie, ma la donna era morta 3 anni prima che potesse commettere il fatto

di Serena Giannico
Finita sott'inchiesta a Vasto (Chieti) e condannata per molestie telefoniche: ma l'imputata era deceduta ancor prima che il reato fosse commesso. E' il 10 agosto 2015 quando una donna di Casalbordino presenta un esposto che fa presente come da un mese circa, dall'11 luglio, sia “oggetto di telefonate persecutorie” da parte di un uomo. Una voce maschile (e già qui ci sono le prime incongruenze, visto che ad essere inquisita sarà una donna) che, da un numero privato la contatta sul cellulare regalatole dai familiari. «Prima – precisa nella denuncia – stava in silenzio per breve durata, poi più a lungo, alla fine ha cominciato ad offendere...». E giù l'elenco degli improperi e delle minacce ricevute.

La Procura di Vasto avvia indagini. Vengono acquisiti i tabulati. Finiscono sott'accusa due donne di Napoli. «Per avere – recita il capo d'imputazione – recato e molestia e disturbo a... , col mezzo del telefono, per petulanza e comunque per altro biasimevole motivo, importunandola con chiamate ed sms». Il 16 aprile 2016, come chiesto dal pubblico ministero, a ognuna delle due, con decreto penale di condanna, viene inflitta un'ammenda di 150 euro. Condannate per le chiamate fastidiose e i disagi provocati.

E' solo a questo punto, probabilmente dopo la notifica della sentenza, che la magistratura si accorge che ha inquisito e condannato una defunta. E torna sui propri passi, archiviando la posizione di una delle imputate: perché M. P. si è spenta il 19 giugno 2012. E' cioè morta ed è stata seppellita 3 anni prima che le molestie avessero luogo.
 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 14 Ottobre 2016, 16:13
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