Comandante va in pensione, un paese in lacrime: "Eroe contro il femminicidio"

Comandante va in pensione, un paese in lacrime: "Eroe contro il femminicidio"

di D.A.
Montale, in provincia di Pistoia, è un paese tranquillo colpita da "tristezza" collettiva per un fatto imminente: dal primo gennaio il suo comandante della polizia municipale va in pensione. Un evento apparentemente ordinario che invece ha scatenato piogge di messaggi di commiato e programmi di festeggiamenti in suo onore. Che lui, Cataldo Lo Iacono, 64 anni, venticinque da comandante, continua a chiedere di mantenere più sobri possibile. Ma da che dipende tanta popolarità, anche nei comuni circostanti? «Negli anni '70 ero solo un giovane vigile trasferito in Toscana, quando al comando si è presentata una donna, siciliana come me, per chiedere informazioni su come prendere la residenza a Montale», racconta. «Mentre le davo informazioni è scoppiata a piangere e mi ha raccontato che voleva lasciare il marito violento e rifugiarsi qui, dove viveva la sorella. Al tempo ero inesperto, non seppi come aiutarla. Qualche settimana dopo ho ricevuto la notizia che, quando era tornata in Sicilia, il marito l’aveva immobilizzata sul letto e le aveva sparato alla testa». 

Lo Iacono non se n'è mai fatto una ragione, di aver perso l'opportunità per salvare quella donna. Per questo, in largo anticipo sui tempi, quando ancora la parola "femminicidio" neanche era stata coniata, si è messo in testa di salvarne il più possibile. Una battaglia portata avanti personalmente, poi smuovendo le istituzioni, coinvolgendo quanta più gente possibile. Un pioniere. Una volta promosso comandante, con pochi fondi, ha iniziato a organizzare i corsi Tutela Donna  nella Villa Castello Smilea a Montale dove dà voce a criminologi, avvocati, addette dei centri antiviolenza, psicologi, eminenze come il generale Luciano Garofano, ex comandante del RIS di Parma, presidente dell’Accademia Italiana di Scienze Forensi. Lì insegnano alle donne come accorgersi del pericolo, a non cadere nella trappola dell'ultimo appuntamento. Danno lezioni ai rappresentanti delle forze dell'ordine su come gestire l'arrivo di una vittima di violenza domestica, senza minimizzare il problema invitandola a fare pace, come è accaduto in parecchi casi finiti in tragedia. Lo Iacono avrebbe voluto anche insegnare agli uomini a controllarsi, a guarire dalla cultura che li induce a commettere violenza sulle proprie donne. «Ma le adesioni non erano molte».

Negli anni, parecchie donne di altri comuni toscani, attirate dalla sua reputazione, hanno chiesto di incontrarlo per confessare quello che subivano. Lui le ha ascoltate, consigliate e protette. Salvate. È diventato un punto di riferimento del territorio, tanto che i genitori gli portano i figli ostinatamente insofferenti al casco, e lui li convince a indossarlo. Anche uno che non aveva ceduto dopo un giro in un reparto traumatologico, forzato a vedere teste rotte. È impossibile calcolare a quante vite Lo Iacono abbia cambiato il futuro in 40 anni di servizio. In silenzio e senza clamori. Ma di certo non ha più niente da rammaricarsi per quell'occasione sfuggitagli da giovane. E ora che va in pensione, che succederà? «Continuerò il mio programma contro la violenza di genere», rassicura i concittadini. «Credo di non avere fatto nulla di eroico o di speciale e di non essere nemmeno un esperto di femminicidio, di maltrattamenti e di bullismo. Ma quando te ne occupi non riesci a smettere, non ce la fai a girare la testa da un’altra parte. E nel tempo libero che mi rimane leggerò libri rimandati da anni, accetterò tutti gli inviti degli amici declinati da decenni per i troppi impegno e prenderò il treno per vedere il Milan a San Siro. E scriverò le mie memorie».










 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 21 Dicembre 2016, 17:51
© RIPRODUZIONE RISERVATA