Ciro Esposito, il racconto prima di morire: "Mi
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Ciro Esposito, il racconto prima di morire: "Mi ​aggredirono in tanti, avevano i caschi"

di Giuseppe Crimaldi
Per la difesa è una prova incontrovertibile e inconfutabile. Un punto fermo capace di far diradare le molte nebbie che ancora avvolgono il caso: un duro atto d'accusa nei confronti di chi - peraltro reo confesso - premette il grilletto di una pistola togliendo la vita a un giovane innocente partito alla volta della Capitale per andare a vedere una partita di pallone.



A guardare il video registrato con un telefonino al capezzale di Ciro Esposito - ancora lucido e ricoverato in ospedale a Roma, prima di entrare nel coma che lo avrebbe portato alla morte per il colpo di pistola esploso dall'ultrà romanista Daniele De Santis - anche gli ultimi dubbi si dissolvono.



Nel file che ascoltate qui c'è la registrazione che riproduce la voce di Ciro Esposito - il tifoso del Napoli colpito da un proiettile esploso dalla pistola di Daniele De Santis all'esterno del circolo "Ciak" di Tor di Quinto - che riconosce in una foto l'immagine dell'uomo che gli ha sparato. Quell'uomo si chiama Daniele De Santis, e fino a undici mesi fa era uno dei tanti "padroni" che comandano il tifo violento in Italia. È un documento inedito. Finora era rimasto agli atti, nel fascicolo dei sostituti procuratori titolari dell'inchiesta, i pubblici ministeri Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio.











Abbiamo ascoltato quel file audio. Fu registrato due settimane prima che il povero Ciro perdesse conoscenza, per avviarsi verso quel coma irreversibile che lo avrebbe portato alla morte. E le sue parole sono inequivocabili. Di quelle dichiarazioni forniamo adesso una sintesi. «Ciro, che è successo, chi è stato a farti questo?», gli chiede la mamma. E lui risponde: «C'era tanta gente, ci stavano i bambini e tutti erano in pericolo. Sono intervenuto per difenderli dalle bombe carta che lanciavano contro un pullman carico di famiglie, erano napoletani e stavano andando allo stadio. Poi ho visto il "chiattone"...». Il «chiattone», cioè il grassone. Chi era questa persona indicata da Ciro Esposito? Accanto alla madre del giovane, nella corsia di ospedale dove il ragazzo di Scampia resta ricoverato in condizioni gravi, c'è anche la dottoressa Angela Tibullo, nominata consulente per la parte civile dai legali che assistono Ciro, gli avvocati Angelo e Sergio Pisani. In quei giorni su tutti i quotidiani e i rotocalchi nazionali tiene banco la notizia dell'assurda serata di violenza a Tor di Quinto: qui, a due passi dallo stadio Olimpico di Roma, è andata in scena l'ultima follia di un calcio malato.



Un raid in piena regola.
Una vera e propria aggressione contro alcuni tifosi del Napoli arrivati a Roma per assistere alla finale della partita di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli. E allora la mamma e la consulente trovano il coraggio di mostrare a Ciro, che da quel letto di ospedale non si è mai alzato, né mai più riuscirà a farlo, una fotografia. È l'immagine di un giornale che ritrae Daniele De Santis, detto "Gastone" (nomignolo - sostengono i bene informati - attribuitogli dalle consorterie che frequentava per attribuirgli una prodigiosa fortuna nell'essere riuscito sempre a farla franca quando si trattava di vedersela con la legge): Ciro Esposito, in perfetta lucidità, osserva quella fotografia e risponde senza mostrare alcun dubbio: «Sì, è lui».

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 25 Marzo 2015, 16:39