Il magistrato antimafia Maresca: "I clan vogliono
colpire lo Stato, ma sono all'ultima spiaggia"

Il magistrato antimafia Maresca: "I clan vogliono colpire lo Stato, ma sono all'ultima spiaggia"

di Mario Fabbroni
«Ho visto quell'auto crivellata di colpi, in Sicilia: la mafia voleva uccidere, voleva tornare a farlo. Pochi giorni fa è stato sventato un attentato della camorra che voleva far saltare in aria il procuratore capo di Napoli, Giovanni Colangelo. Sì, l'allarme è maledettamente serio».

Catello Maresca è uno di quei magistrati che conoscono bene il gelido gnigno della minaccia da parte della criminalità. Ne ha avuti tanti, di avvertimenti: perfino nel giorno del suo compleanno. Giuseppe Setola, detto o Cecato, il killer più spietato dei Casalesi, mentre si trovava nell'aula-bunker di Santa Maria Capua Vetere disse rivolto proprio al pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli: Teniamo tutti famiglia: dottore Maresca, voi dovete lasciare stare la famiglia mia!.

Cosa ne pensa degli ultimi avvenimenti, degli agguati e degli attentati sventati? Siamo di fronte ad un cambiamento di strategia? «Non me la sento di parlare dell'avvio di una nuova stagione criminale, ma i segnali ci sono tutti. È chiaro che, quando il crimine alza il livello di opposizione nei confronti degli uomini dello Stato, poi ci dev'essere ancora una niova, adeguata reazione».

Perchè le mafie ora puntano a uccidere con azioni eclatanti? «I gesti eclatanti solitamente avvengono quando i sodalizi criminali sono quasi all'ultima spiaggia. Il boss Setola diede vita all'ala stragista dei casalesi quando voleva riaffermare la propria egemonia. Gli imprenditori non pagavano più e allora decise di fronteggiare lo Stato mettendosi a sparare all'impazzata, anche per recuperare il proprio esercito di affiliati. Di sicuro, Setola non era un folle».

Ma i grandi capi di camorra e mafia sono tutt'ora in carcere....«Vero. Ma questo è un altro aspetto che potrebbe spiegare la nuova strategia. L'età dei boss in libertà è diminuita notevolmente, spesso si tratta di giovani con poca esperienza, di menti non certo eccelse che però devono contrastare i sequestri di beni effettuati dallo Stato e la mancanza di denaro liquido necessario a tenere in piedi l'intero sistema criminale. Aggiungiamoci un dilagante uso di sostanze stupefacenti...».

Ma coloro che alzano il livello di aggressione, non temono la reazione dello Stato? «Non sempre. Spesso i boss hanno la convinzione dell'invincibilità».

Cosa serve per rintuzzare l'eventuale nuova strategia criminale?«Un livello di sicurezza adeguato. È fondamentale proteggere magistrati, giudici, investigatori, poliziotti. Servono risorse e tempistiche di giustizia efficaci. Soprattutto continuare a sequestrare i beni, strategia che evidentemente ha inferto colpi davvero pesanti ai clan».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 19 Maggio 2016, 08:52
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