Caso De Luca, il giudice avvisò il marito.
"Voglio la nomina a manager". Lei: "È fatta"

Così il giudice al marito. "Voglio la nomina a manager". Lei: "È fatta"

di Giuseppe Crimaldi, Leandro Del Gaudio
Si mostra rassicurante, la donna, quando parla al telefono con il marito. Caldo rovente in Tribunale a Napoli, è il 17 luglio scorso, quando il magistrato Anna Scognamiglio telefona al marito Guglielmo Manna. E dà inizio a una sorta di triangolazione che ha uno dei suoi vertici nello staff politico di De Luca. Ma proviamo a ripercorrere lo scambio di battute: «Abbiamo finito. È fatta», dice il magistrato. Lui, quasi tirando un sospiro di sollievo, le risponde: «Credi di essere furba solo tu. Ohh, mica sono fesso io? Che sono fesso io?». Eccola una delle intercettazioni finite in un'informativa della squadra mobile di Napoli, oggi al centro dell'inchiesta sul caso De Luca. Parole che sarebbero state pronunciate dall'avvocato Guglielmo Manna, immediatamente dopo una sentenza emessa dal Tribunale di Napoli, in un collegio composto dalla moglie di Manna, vale a dire da Anna Scognamiglio. Parole neutre che finiscono comunque al centro di un'inchiesta condotta dalla Procura di Roma, ma anche dalla sezione del Csm che si occupa dei profili disciplinari dei magistrati. Una doppia valutazione, due procedimenti che seguono strade parallele, da cui emergerebbe - condizionale obbligatorio - un'ipotesi di fondo: la consapevolezza da parte della Scognamiglio che il marito stesse brigando con pezzi delle istituzioni in vista di una nomina di peso, magari quella di direttore generale di una Asl o la guida di un commissariato.



L'sms: tutto ok



Valutazioni a parte, agli atti finisce anche un messaggio che proprio il 17 luglio scorso Manna spedisce a uno dei responsabili dello staff di De Luca: «È andata come previsto», recita il testo. Ma in cosa consiste il cuore delle indagini a carico di De Luca e del magistrato Scognamiglio? Ci sono intercettazioni, ma anche pedinamenti, appostamenti, sequestri di atti. Tanto che proprio questa mattina, la Procura di Pignatone conferirà a un consulente informatico una delega a indagare su computer e supporti informatici sequestrati a carico di Manna e di Vetrano (difesi dagli avvocati Francesco Cedrangolo e Beniamino De Maio), due avvocati finiti sotto i riflettori della Mobile partenopea. Decisive, al momento, le intercettazioni.



Che hai fatto? Rinviato?



Parlano di ogni cosa, marito e moglie, ma si soffermano anche sulle rispettive attività professionali. «Come è andata oggi?», le chiede lui, che insiste su un punto: «Come è andata? Che hai fatto? Hai rinviato la sentenza?». Frasi che non suggeriscono alcun reato, ma che vengono calate dagli inquirenti in un contesto rovente, quello che va da luglio a settembre scorsi, quando la battaglia giuridica (ma anche politica) sulla Severino sta catalizzando l'attenzione dell'opinione pubblica. Insomma, il marito premuroso si sarebbe informato del lavoro della moglie, che - dal canto suo - si sarebbe dimostrata cordiale e disponibile a rendere informazioni al telefono al marito.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 12 Novembre 2015, 14:39