Calo record di residenti in Italia:
"E' la prima volta da 90 anni"

Calo record di residenti in Italia: "E' la prima volta da 90 anni"
Dopo anni nei quali gli stranieri riuscivano a compensare il calo demografico dovuto alle minori nascite di bambini di coppie italiane, nel 2015 in Italia si assiste ad un forte decremento della popolazione italiana. Al 31 dicembre 2015, infatti, risiedono in Italia 60.665.551 persone, di cui più di 5 milioni stranieri, e il numero dei residenti ha registrato la diminuzione più consistente degli ultimi novanta anni: il saldo complessivo, rispetto all'anno precedente, è negativo per 130.061 unità.

A certificarlo è l'Istat, nel bilancio demografico nazionale del 2015. Nel corso del 2015 sono state registrate 485.780 nascite e 647.571 decessi. Pertanto, il saldo naturale, ovvero la differenza tra nati e morti, è negativo per 161.791 unità: bisogna risalire al biennio 1917-18 - osserva l'Istituto nazionale di Statistica - per riscontrare valori ancora più elevati. Continua la diminuzione del numero dei nati in atto dal 2008, che nel 2015 non raggiunge il mezzo milione (485.780). Le nascite sono state 16.816 in meno rispetto all'anno precedente (-3,3%) e più di 90 mila in meno negli ultimi sette anni. Il calo si registra ovunque, ma è più accentuato nelle regioni del Centro.

Addirittura, il contributo positivo alla natalità delle donne straniere mostra i primi segnali di un'inversione di tendenza: infatti, se l'incremento delle nascite registrato fino al 2008 era dovuto principalmente alle donne straniere, negli ultimi tre anni anche il numero di stranieri nati in Italia, pari a 72.096 nel 2015 (il 14,4% del totale dei nati), ha iniziato progressivamente a ridursi (-7.798 nati stranieri dal 2012). La concomitanza tra la crisi economica e la diminuzione delle nascite, che è ravvisabile in quasi tutti i paesi europei, spiega l'Istat, un legame tra i due fenomeni.

Lo stesso può dirsi per la diminuzione dei matrimoni, che si registra proprio a partire dal 2008. L'Istituto di statistica evidenzia poi come il numero di decessi registrato nel 2015, pari a 647.571, è superiore di 49.207 unità a quello del 2014 ed è il valore più elevato dal 1945. Rispetto all'aumento «fisiologico» dei decessi che ci si può attendere in una popolazione che invecchia, quello del 2015 è stato più marcato per effetto della concomitanza di fattori di diversa natura, congiunturali e strutturali: in particolare, i picchi del 2015 si registrano nei primi mesi dell'anno, quando si verifica la maggior diffusione di epidemie influenzali, e nel mese di luglio, nel quale si sono sperimentate temperature particolarmente elevate per un periodo di tempo prolungato.

Cresce poi l'emigrazione italiana mentre rallenta quella dall'estero: gli iscritti in anagrafe provenienti da un Paese estero sono stati 280mila, stranieri nel 90% dei casi. Gli italiani che rientrano dopo un periodo di emigrazione all'estero sono 30mila. Al contrario, circa 147 mila persone hanno lasciato il nostro Paese nel 2015, di cui oltre 100 mila di cittadinanza italiana. Il Mezzogiorno si poi dunque terra di frontiera e di transito per le migrazioni internazionali.

I continui nuovi arrivi di migranti, tuttavia, non riescono a compensare la perdita di popolazione dovuta alle migrazioni interne. Il tasso migratorio (interno più estero) risulta quindi negativo e pari a -0,6 per mille per il Sud e -0,9 per mille per le Isole. Complessivamente, sono presenti nel nostro Paese poco meno di 200 nazionalità; la collettività più numerosa è quella rumena con 1.151.395 residenti.
Ultimo aggiornamento: Domenica 12 Giugno 2016, 17:33
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