Bruno Vespa: "Io e i Casamonica,
ecco perché l'ho fatto"

Bruno Vespa: "Io e i Casamonica, ecco perché l'ho fatto"

di Bruno Vespa
La ”questione Casamonica” ha riaperto il dibattito sul sevizio pubblico radiotelevisivo. Che cos’è, che cosa dovrebbe o non dovrebbe essere. Quando nel ’68 ho vinto il concorso per entrare in Rai, eravamo ”la televisione”.



La sola televisione, visto che Fininvest avrebbe aperto ai telegiornali soltanto nel ’92. Furono anni fantastici: qualità elevata, mezzi enormemente superiori agli attuali. La concorrenza con la televisione commerciale – enormemente ampliatasi negli ultimi anni - ha complicato le cose. La Rai è rimasta leader del mercato (la più forte leadership europea).



Ma la necessità di dipendere in parte dalla pubblicità ci ha imposto un confronto quotidiano con il tema: come battere la concorrenza senza svilire il servizio pubblico. Questo vale per l’intrattenimento e vale per l’informazione. Il servizio pubblico per eccellenza nel mondo è la BBC: non ha pubblicità, vive di un canone altissimo, ha un deficit spaventoso e ha appena licenziato mille persone. La BBC fa in genere buoni programmi, ma il blasone e il fatto di vivere di solo canone (vincolo etico fortissimo) non le impediscono di fare cadute che da noi grazie al cielo non sono ancora capitate. A parte la pessima copertura delle recenti elezioni politiche, il Libro Nero comprende, tra l’altro, un popolare presentatore pedofilo conclamato, una affascinante giornalista che ne ha combinate di tutti i colori in un reportage hard su droga e sesso,una televendita di bambini da adottare, un noto ambientalista che ha macellato e cotto uno scoiattolo in diretta, un programma apertamente razzista, un documentario sull’orso polare nell’Artico girato in uno zoo.
La BBC è un mito, ma anche i miti hanno i loro scheletri nell’armadio. In una televisione commerciale lo share è tutto. In un servizio pubblico no. Ma in un servizio pubblico che vive di canone (il più basso e il più evaso d’Europa) e di pubblicità, bisogna fare talvolta compromessi complicati. Un esempio per tutti: la televisione commerciale mette sotto contratto i protagonisti dei principali fatti di cronaca o – se stanno in prigione – i loro congiunti. Ci sono forti spese legali da pagare e li capisco. Noi non lo facciamo e dobbiamo rimontare questo handicap, quasi sempre con successo. Ma sbaglia chi sostiene che abbiamo invitato la figlia e un nipote di Vittorio Casamonica per fare ascolto. Li ho visti per la prima volta nello studio di «Porta a porta»: non sapevo se fossero o no mediaticamente efficaci, ma solo che erano incensurati.

Ultimo aggiornamento: Sabato 12 Settembre 2015, 17:53