Esselunga, ecco il testamento di Bernardo Caprotti: "La mia azienda mai in mano a una Coop"

Esselunga, ecco il testamento di Bernardo Caprotti: "La mia azienda mai in mano a una Coop"

di Roberta Amoruso
Esselunga, ecco il testamento di Bernardo Caprotti: "La mia azienda mai in mano a una Coop"



Per leggere il testamento del patron di Esselunga: CLICCA QUI

L’incubo peggiore era che la sua Esselunga potesse diventare coop. Perchè troppo a lungo «privata», troppo «italiana» e quindi «soggetta ad attacchi». Ecco perchè l’indicazione precisa di Bernardo Caprotti per la moglie Giuliana e per la figlia Marina è di stare alla larga dalle distribuzione cooperativa. Perchè la sua scomparsa non cambiasse la rotta fin qui seguita, tutta estranea e avversa al mondo Coop.

Il futuro, invece, deve guardare all'estero.
Magari tra un paio d'anni, «quando i pessimi tempi italiani fossero migliorati». E allora meglio puntare su un destino con gli olandesi di Ahold Kon, lascia scritto nero su bianco il fondatore nel testamento. Per carità, non agli spagnoli di Mercadona. Di tutto questo dovranno tenere conto la moglie Giuliana e la figlia Marina che ora hanno in mano il 70% di Supermarkets Italiani, oltre al 55% di Villata Partecipazioni, la società immobiliare. Ai figli di primo letto, Giuseppe e Violetta, rimane un ruolo di minoranza. «Non sarà una famiglia», dice Caprotti, ma almeno «non ci saranno lotte inutili» e la «continuità» è sotto chiave. Questo era per Caprotti «il bene di tutti». Anche dei 22 dipendenti Esselunga.

Ultimo aggiornamento: Venerdì 7 Ottobre 2016, 11:11
© RIPRODUZIONE RISERVATA