Anello di fidanzamento e promessa di matrimonio:
se le nozze non vanno in porto c'è il risarcimento

Anello di fidanzamento e promessa di matrimonio: se le nozze non vanno in porto c'è il risarcimento
Che gli italiani si sposino sempre di meno e preferiscano sempre più le unioni di fatto, è un’evidenza che emerge dall’ultimo rapporto Istat: le unioni civili dal 2008 a oggi sono raddoppiate. Le coppie che convivono sono oltre un milione, di queste 641.000 sono formate da partner che non si sono mai sposati, un numero dieci volte superiore a quello registrato nel 1994. Un trend a cui corrisponde un costante calo dei matrimoni: nel 2014 ne sono stati celebrati 189.765 matrimoni, circa 4.300 in meno rispetto all'anno precedente e, soprattutto, con una flessione media di oltre 10mila matrimoni annui nel quinquennio 2009-2013. “Nella sola città di Milano, nel 2014 sono stati celebrati 5.739, mentre le unioni civili godono di ottima salute, avvicinandosi sempre di più a superare la percentuale delle coppie che opta per il matrimonio”, spiega l’avvocato Lorenzo Puglisi, Presidente e fondatore dell’associazione Familylegal, specializzata in diritto di famiglia e, in particolare, in materia di separazioni e divorzi.

Ma se molti sono ancora convinti che la fatidica richiesta, con tanto di fiori e anello, possa rappresentare uno dei momenti più romantici della vita, è necessario fare attenzione alle promesse d’amore ufficiali, che, ove non mantenute, possono dar luogo addirittura a una richiesta di risarcimento. Dando uno sguardo oltreoceano, dove non si lesina sugli investimenti in fatto di promesse di matrimonio, sono diverse le coppie celebri che ultimamente si sono fidanzate, con scenografici scambi di anello inclusi. L'ultimo in ordine di tempo è quello sfoggiato dall’attrice ed ex angelo di Victoria’s Secrets, Rosie Huntington-Whiteley: un diamante circolare a taglio brillante incastonato su una montatura in platino, proveniente dalla collezione d’archivio di Neil Lane, dal valore di 350mila dollari. Il diamante risale all’inizio del ventesimo secolo ed è contornato da piccoli brillanti.  Strabilianti anche i 10 carati del diamante a forma di cuore regalato da Taylor Kinney a Lady Gaga, che sfigurano però se paragonati all’enorme anello da 35 carati sfoggiato recentemente da Miley Cyrus in occasione della partita dei New York Knicks al Madison Square Garden, donatole come promessa di matrimonio dall’attore australiano Liam Hemsworth. 35 carati anche per l’anello di fidanzamento che il miliardario australiano James Packer ha regalato alla futura sposa Mariah Carey. «È così pesante che non riesco ad alzare il braccio!», ha ironizzato la pop star, non nascondendo la soddisfazione nel mostrare il suo ultimo, ingombrante pegno d’amore.

Ma cosa succede se, nonostante anelli e promesse, la coppia scoppi prima di arrivare all’altare? Chi ha ricevuto in dono l’anello rischia seriamente di sentirselo chiedere indietro?  A questo proposito l’’art. 80 del codice civile è chiaro: "ll promittente può domandare la restituzione dei doni fatti a causa della promessa di matrimonio, se questo non è stato contratto”. Cosa significa? “Che per avere diritto a chiedere indietro un anello sarà importante dimostrare che dal punto di vista formale fossero già stati seguiti gli adempimenti per procedere alla nozze, tra cui le pubblicazioni”, specifica l’avvocato Puglisi.

Nella sola Milano, stando ai dati raccolti da FamilyLegal, una coppia su dieci, fra quelle che nel 2014 ha intrapreso il corso prematrimoniale, ha rinunciato alle nozze.  Facendo un raffronto fra le pubblicazioni e le celebrazioni effettive, c’è uno stacco di 622, che corrisponde alle nozze non celebrate: «Si stima che circa il 15% delle coppie salti prima di arrivare all’altare, a pubblicazioni già avvenute – prosegue ancora l’avvocato Puglisi, che sottolinea un’ulteriore questione importante - Nei corsi prematrimoniali non vengono forniti suggerimenti legali quando al contrario i nubendi dovrebbero essere messi al corrente dei rischi a cui vanno incontro ». 

Sono invece del tutto esclusi, come si è detto, i danni morali e “psicologici”, come stabilito dalla sentenza n. 2 del 2012 della Corte di Cassazione. 

Da ciò ne consegue che, «Se è vero che “La promessa di matrimonio non obbliga a contrarlo, né ad eseguire ciò che si fosse convenuto per il caso di non adempimento”, come recita il codice civile, in caso di rottura del fidanzamento è possibile e legittimo chiedere indietro i doni, ove questi siano stati fatti in previsione della celebrazione del matrimonio stesso. Ciò significa che il presupposto essenziale per potere esercitare un'azione di restituzione è produrre documentazione che attesti l’imminente celebrazione delle nozze, ad esempio le succitate pubblicazioni», prosegue ancora Puglisi. Attenzione però ai termini di prescrizione: la domanda non è proponibile dopo un anno dal giorno del rifiuto di celebrare il matrimonio o dal giorno della morte di uno dei promittenti.

Ma cosa succede invece nel caso in cui chi ha ricevuto l’anello si rifiuti di restituirlo o occulti i doni ricevuti per non restituirli alla parte ‘lesa’? “Nel caso in cui l’anello ‘sparisse’ (circostanza questa particolarmente frequente) è bene che il donante conservi i certificati che ne comprovino il valore così da poter rivolgere al Tribunale una richiesta di rimborso di quanto speso per l’acquisto”, conclude Puglisi.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 14 Aprile 2016, 15:36
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