Alatri, l'addio ad Emanuele, le lacrime della mamma: "Non ha trovato un buon samaritano"

Le lacrime della mamma: "Non ha trovato un buon samaritano"

di Maria Lombardi
Emanuele Morganti sorride e guarda lontano nella foto in bianco e nero tra le rose. Sulla bara bianca una maglietta di Vasco, gli amici si inginocchiano e la toccano. C'è il dolore e lo sdegno di un paese nella chiesa di Tecchiena Castello, a pochi chilometri di Alatri, per i funerali del ventenne ucciso dal branco. Tanti palloncini bianchi sulla strada che porta alla chiesa. «Il perdono lasciamolo a Dio. Per Emanuele solo giustizia», uno dei tanti striscioni esposti lì davanti. «Il tuo sorriso rimarrà sempre tra noi. Siria e Giorgia». «Ciao amico».
La mamma Lucia ha sussurrato: «Emanuele non ha trovato un buon samaritano». «A nome di mio figlio vorrei farvi io un applauso e ringraziarvi per le lacrime che avete versato - dice mamma Lucia - Le mie non sarebbero bastate. Salviamo i nostri ragazzi dalle loro inquietudini e che ce lo lascino fare. Dio non lo ha chiamato perché cattivo ma lo
ha solo ricevuto dalla cattiveria degli uomini. Lo ha accolto».». La sorella Melissa: «Che abbiano un nome i vili assassini che ce lo hanno portato via». La bara e adesso uscita dalla chiesa tra palloncini bianchi in volo.

Gli amici indossano una maglietta con una foto di Emanuele in un cuore: «Quando ormai si vola non si può cadere piu».
«Lucia, Melissa, Francesco, Peppe sanno che siamo qui», rispettiamoli un poco, raccomanda un'amica.
Il feretro è arrivato a Tecchiena intorno alle 11 e dopo una breve sosta a casa è stato portato nella chiesa in spalla dagli amici.
«La famiglia vi abbraccia, ma siete troppi e non c'è posto per tutti in chiesa. Stiamo vicini a Lucia nei giorni dopo, del silenzio profondo».
 

La chiesa è piena, i carabinieri bloccano all'ingresso.
Il vescovo: «Non abbiamo parole davanti alla morte quando è provocata dalla cattiveria, dalla ferocia disumana, dalla violenza  barbara che si è abbattuta su Emanuele. Ci stringiamo intorno a questa comunità e chiediamo al Signore il dono di non perdere la voglia di vivere dopo quello che è successo. Quante domande ci siamo fatti in questi giorni.
Questa violenza viene da lontano, anche chi dice stupido o pazzo a una sorella uccide. Un sentimento di ostilità coltivato negli anni contiene il germe dell'omicidio.
I pozzi della nostra convivenza sono inquinati, c'è tanta spazzatura, tanto cinismo, consumismo e prepotenza a livello mediatico e nelle piattaforme internet.
Però io penso che certe cose succedono perché le persone buone dormono e dovrebbe essere svegliate.
Cosa stiamo mettendo bel cuore di questi giovani? Dobbiamo passare dal risentimento dallo spirito di vendetta alla gratuità e alla generosità.  La non violenza si impara in famiglia, lì si impara a non essere come Caino, a non essere analfabeti del cuore. Indico tre possibili vie d'uscita anche il vescovo ha colpe.  Un regalo a Emanuele.  Nessuna tolleranza verso la violenza, scegliere  la non violenza come stile di vita. La violenza prospera nella risposta e invece si deve sfinire nel.proprio deserto. La solitudine, l'invidia, la divisione sono come tombe».
Ultimo aggiornamento: Sabato 1 Aprile 2017, 16:15
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