L'accusa di una 13enne: "Stuprata dai miei
compagni". Denunciati 6 ragazzini delle medie

L'accusa di una 13enne: "Stuprata dai miei compagni". Denunciati sei ragazzini delle scuole medie

di Pino Veri
L''AQUILA - Sei giovani studenti di una scuola media di un paese a pochi chilometri da Avezzano (L’Aquila) sono accusati di violenza sessuale di gruppo aggravata.



I ragazzi sono stati denunciati dai genitori di una compagna di classe dopo gli stupri erano avvenuti più volte durante gite in campagna nel corso del passato anno scolastico. La vicenda è venuta fuori durante uno dei tanti colloqui con i carabinieri tenuti con i ragazzi delle medie sul ruolo delle forze dell’ordine.



L’INCONTRO CON I MILITARI

Proprio durante uno di questi incontri i carabinieri sono stati incuriositi da una domanda di chiarimenti, posta da una giovane studentessa sulle conseguenze penali nelle quali si sarebbe potuto incorrere se qualcuno avesse costretto altri a praticare sesso. In altre parole: «Che succede a chi fa uno stupro?». Choc in classe, imbarazzo, qualcuno che tremava. I militari hanno subito intuito che c’era qualcosa di tremendo dietro. Si sono guardati negli occhi, fingendo di non dare importanza alla domanda e ai commenti in aula.



Una volta usciti dalla scuola, però, hanno subito cominciato a indagare, effettuando anche intercettazioni telefoniche ed ambientali. Hanno poi informato i genitori ed ottenuto, anche grazie all’aiuto di una psicologa, altre informazioni. E’ allora emersa tutta la storia, allucinante: sesso di gruppo con minacce seguite anche da momenti di scherno. Il branco avrebbe considerato la violenza come assolutamente normale, sottacendola con naturalezza.



L’INCIDENTE PROBATORIO

La Procura dei minori dell’Aquila sta portando avanti la delicatissima inchiesta con riservatezza assoluta ma l’indagine dovrebbe a questo punto essersi conclusa dal momento che si è dato luogo proprio negli ultimi giorni ad un incidente probatorio al quale hanno partecipato anche giovanissimi testimoni chiamati in causa dalla ragazza, oltre ad un medico specialista e un assistente sociale. Forse compagni di classe: forse. Non molti i particolari trapelati dal momento che l’identità dei protagonisti è tutelata: sono tutti minori e tutti coetanei.



E proprio su questa ultima constatazione ora è impostata la tesi difensiva di un pool di avvocati costituito dai legali Cesidio Di Salvatore, Gianfranco Restaino, Massimiliano Di Zitti e Francesco Bafile. La Procura ora ha convocato di nuovo le parti per il 23 settembre. Di loro, del gruppo di ragazzi, si sa che sono di buona famiglia e che, in passato non sono stati protagonisti di episodi di violenza. Studenti modello? Forse. Intanto però sarebbero stati capaci di organizzare, qualora le accuse si dimostrassero vere, più volte e con una certa razionalità gli incontri e le violenze sulla ragazzina.



IL PADRE ORCO

Un altra episodio di violenza nel Varesotto, cominciato quando la vittima era minorenne. L’orco, stavolta, sarebbe il padre. Ha abusato della figlia da quando aveva 13 anni e l'ha obbligata ad abortire e a raccontare agli psicologi e ai magistrati di essere stata violentata da un cugino. Di questo è accusato il quarantenne fermato dalla polizia di Varese. Qualche giorno fa la ragazza, ormai maggiorenne, ha deciso di raccontare la verità e di denunciare il padre, uno straniero, per gli abusi subiti per un lungo periodo, durante i fine settimana, quando la madre era assente per lavoro.



L'uomo, scoperta la gravidanza, aveva riversato la colpa su un cugino (che non esiste) e aveva costretto la figlia sia a raccontare la stessa versione anche al pm sia, in seguito, a subire ulteriori abusi. La Squadra Mobile ha atteso che il quarantenne, che era in Francia, tornasse in Italia, e lo ha fermato sotto casa.



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Ultimo aggiornamento: Lunedì 11 Agosto 2014, 12:59