Venezuela, ancora scontri: morto un leader degli studenti

Venezuela, ancora scontri: morto un leader degli studenti
Un altro manifestante, identificato come Juan Lopez, 28 anni, è morto durante una protesta studentesca oggi nello stato di Anzoategui, nell'est del Venezuela. Lo ha annunciato la Procura Generale di Caracas. La nuova vittima porta così a 33 morti il bilancio nell'ondata di proteste anti governative che si susseguono nel paese dall'inizio di aprile.

Lo studente morto oggi era un dirigente giovanile che è stato ucciso da un gruppo di civili armati mentre partecipava a un'assemblea nel campus della sua Università, secondo la testimonianza di un deputato oppositore raccolta dal quotidiano El Nacional. José Brito, deputato per lo stato di Anzoategui ha detto che Lopez era presidente della federazione studentesca dell'Instituto Tecnologico di Anzoategui, nella località di El Tigre. Secondo il legislatore, Lopez stava partecipando ad un'assemblea quando un gruppo di civili armati che si erano infiltrati fra gli studenti si è messo a sparare. Oltre al giovane ucciso almeno altri due sono rimasti feriti. 

Nuova giornata di scontri e repressione dunque in Venezuela, dove la polizia e la Guardia Nazionale si sono scontrati con i manifestanti in una serie di proteste indette da organizzazioni studentesche nelle quali decine di persone sono rimaste ferite. La protesta - e dunque la repressione - ha contagiato oggi le principali università del paese, con scontri nelle sedi dell'Università Centrale e l'Università Cattolica Andrés Bello di Caracas, ma anche di altre città, come l'Università Bicentenaria di Aragua e l'Instituto Tecnologico di Anzoategui.

Le manifestazioni studentesche sono partite da assemblee svoltesi nei diversi campus, dove i giovani hanno espresso il loro rifiuto di quello che viene definito «il golpe continuo» del governo di Nicolas Maduro, per poi decidere di scendere in piazza per esprimere il loro dissenso e la loro protesta. Un gruppo di studenti dell'Università Cattolica è marciato fino alla sede della Conferenza Episcopale a Caracas, per consegnare ai vescovi un messaggio a Papa Francesco, «perché deve sapere che ci stanno picchiando e ci stanno uccidendo», come ha raccontato un manifestante al quotidiano El Nacional. Decine di manifestanti sono stati soccorsi da paramedici e
volontari al margine delle proteste, la maggior parte colpiti da granate lacrimogene sparate ad altezza d'uomo e pallettoni di gomma. 

 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 4 Maggio 2017, 22:14
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