Malata terminale dà una festa per dire
addio a famiglia e amici: poi si uccide -Foto

Malata terminale, dà una festa per dire addio a famiglia e amici. Poi si uccide

di Federica Macagnone
Malata di Sla da alcuni anni, Betsy Davis, una pittrice californiana di 41 anni, si è ritrovata all'improvviso senza più speranze: ridotta su un a sedie a rotelle elettrica, senza più alcun controllo dei suoi movimenti, incapace di farsi capire senza qualcuno che interpretasse le sue parole, ha deciso che era il momento di dire basta e portare la sua vita al capolinea. Ai primi di luglio ha invitato via email i suoi amici e parenti più stretti a una festa di due giorni, avvisandoli che sarebbe stato un party diverso da tutti quelli a cui avevano partecipato nella loro vita, per il quale erano necessari forza emotiva e apertura mentale. Un party in cui ognuno sarebbe stato libero di vestirsi come voleva e di fare ciò che più gli piaceva. 
 

Una sola regola da rispettare: non piangere davanti a lei. Perché Betsy, al termine di quei due giorni di festa, avrebbe detto addio a tutti prendendo una dose letale di farmaci che l'avrebbe fatta addormentare per sempre, liberandola da quel corpo che non sentiva più suo e che le riservava solo sofferenze e impotenza. Diventando così una delle prime persone in California che hanno fatto ricorso alla nuova legge sul suicidio medico-assistito per i malati terminali. Un mese dopo l'entrata in vigore delle nuove norme, ha preso la sua decisione. 

«Per me e per tutti gli altri invitati è stato molto difficile accettare tutto questo - ha detto Niels Alpert, un direttore della fotografia da New York City - ma non c'era dubbio che saremmo stati lì con lei». E così da New York, Chicago e altre città oltre 30 persone hanno raggiunto Betsy a Ojai, pittoresca cittadina del sud della California, per trascorrere con con lei il weekend del 23 e 24 luglio. «L'idea di andare a passare un bel fine settimana che culmina in un suicidio non è una cosa normale. Sullo sfondo del divertimento, dei sorrisi e delle risate che abbiamo regalato a Betsy in quei due giorni c'era sempre l'ombra della consapevolezza di quello che stava per accadere». Betsy, infatti, aveva detto in anticipo il programma del fine settimana e l'ora esatta in cui aveva intenzione di entrare in coma. 

Un'amica ha portato un violoncello, uno ha suonato l'armonica e, come in un qualsiasi party normale, le due giornate sono scivolate tra cocktail, pizze, scherzi, canti e chiacchierate e c'è stata anche la proiezione del film preferito di Betsy (La danza della realtà, basato sulla vita di un regista cileno). 
«È stata bella l'idea di mia sorella di riunirci tutti per l'ultima volta - ha detto Kelly Davis - Ovviamente è stato difficile per me accettare tutto questo, e lo è ancora. Ogni tanto dovevo allontanarmi da lei per evitare che mi vedesse scoppiare in lacrime. Ma sia io che gli altri abbiamo capito quanto questa decisione fosse sentita e giusta per lei, e l'abbiamo rispettata. Sapevamo tutti che lei voleva che quell'ultimo weekend fosse un'occasione di gioia». 

Quando il weekend volgeva al termine, i suoi amici le hanno dato il bacio d'addio e si sono riuniti per un'ultima foto. Poi Betsy è stata portata su una collina in un letto a baldacchino: da lì ha guardato il suo ultimo tramonto e, alle 18.45, con accanto il suo medico, il suo terapista, la persona che la accudiva ogni giorno e sua sorella ha preso una combinazione di morfina, pentobarbital e cloralio idrato prescritta dal suo medico. Quattro ore più tardi, è morta.  «Quello che Betsy ha fatto le ha dato la più bella morte che qualsiasi persona potrebbe mai desiderare - ha detto Niels Alpert - Ha trasformato la sua dipartita in un'opera d'arte».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 12 Agosto 2016, 20:10
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