Jean si alza e cammina dopo 30 anni:
su una sedia a rotelle per una diagnosi sbagliata

Jean si alza e cammina dopo 30 anni: su una sedia a rotelle per una diagnosi sbagliata

di Anna Guaita
NEW YORK – Trent’anni su una sedia a rotelle, condannata a muoversi a fatica e solo sostenuta da bastoni e deambulatori o dalle braccia dei genitori.





Trent’anni credendo di essere malata di paralisi cerebrale infantile. Trent’anni fra interventi chirurgici, farmaci, terapie fisiche. E poi, quasi da un giorno all’altro ritrovarsi di nuovo in piedi, poter camminare normalmente, non provare più dolore, non inciampare, non rischiare. E’ la storia di Jean Abbott, una 38enne del Minnesota che ha vissuto tutta la sua gioventù credendo di avere una malattia che non aveva, e che ha scoperto invece di soffrire di un disturbo rarissimo ma controllabile con una semplice pasticca ogni mattina.



Jean aveva inizialmente tenuto privata la sua incredibile storia, ma ha adesso deciso di raccontarla al mondo, se non altro nella speranza di poter aiutare qualche altra persona che abbia ricevuto una diagnosi sbagliata.



La sua vicenda comincia quando aveva 4 anni. E’ allora che i suoi movimenti spastici e la difficoltà di camminare, vengono diagnosticati come diplegia spastica, una forma di paralisi cerebrale infantile. Da quel momento in poi, la bambina viene visitata da vari specialisti, ma tutti sono d’accordo. Oggi, donna di 38 anni, sposata, madre di due bambine, Jean non solo non è arrabbiata con tutti quei medici che hanno sbagliato, ma esprime comprensione: “Dopotutto quel che ho è rarissimo, ne soffre solo una persona su un milione. E quando ero bambina questa malattia neanche si conosceva”. Anzi, Jean sostiene che “gli interventi chirurgici, le medicine, le terapie” l’hanno resa “una persona forte”. E comunque ringrazia i genitori che l’hanno sempre aiutata e spinta a vivere una vita il più possibile normale.



E’ stato proprio il tentativo di vivere normalmemnte che cinque anni fa la fece approdare nell’ufficio di una esperta di Parkinson. Per tenere a bada i dolori, e curare la “paralisi infantile”, Jean aveva ingurgitato tanti e tali medicinali, da aver sofferto di serie conseguenze. La dottoressa Martha Nance doveva aiutarla a trovare un nuovo equilibrio farmacologico. Invece la dottoressa era fresca dall’aver letto un saggio sulla distonia Dopa-sensibile, una malattia che si può tenere a bada (ma non curare) con la somministrazione di Levodopa, un farmaco che viene usato nel trattamento del Parkinson, e che regola il controllo del movimento. Studiando il caso di Jean, la dottoressa si è convinta che non si trattava di paralisi infantile, ma appunto di distonia Dopa-sensibile: la giovane donna infatti stava meglio la mattina, peggio la sera e stava continuando a peggiorare, tutte indicazioni che deponevano contro l’ipotesi di paralisi infantile.



Non che Jean ci abbia creduto subito. Dopo 30 anni semiparalizzata, dopo esser passata dalle mani dei massimi esperti e aver seguito ogni possibile consiglio medico, non immaginava che tutti avessero sbagliato così grossolanamente. E invece, il miracolo è avvenuto, per di più nell’arco di due giorni. La pillola mattutina ha cambiato Jean in una donna quasi totalmente normale. La sua bambina più piccola si mise a piangere di gioia nel vederla camminare: “E’ raro che vedi un bambino piangere di gioia” dice oggi Jean, che oramai vive una vita piena di ogni possibile attività con il marito Steve.



Sono passati esattamente cinque anni da quel giorno in cui Jean si è alzata e ha cominciato a muoversi senza impacci. Da allora ha tenuto un diario e un blog. Ma solo in questi giorni, allo scadere del quinto anniversario della sua guarigione, ha deciso di concedere interviste e raccontare al mondo intero la sua esperienza: “Non date nulla per scontato – raccomanda in una intervista al programmna televisivo Today della NBC -. Quando vado a letto la sera, sorrido d’orgoglio per quello che ero e di felicità per quello che sono ora e per tutto quel che posso finalmente fare, ad esempio giocare con le mie bambine”.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 8 Maggio 2015, 11:33