Ostaggi uccisi, un mese fa vicini alla liberazione. Ora in Italia sale il livello d'allerta

Ostaggi uccisi, un mese fa vicini alla liberazione. Ora in Italia sale il livello d'allerta

di Sara Menafra
ROMA - La conferma definitiva che i corpi di alcune delle vittime del conflitto a fuoco a Sabrata siano di Fausto Piano e Salvatore Failla, due dei quattro dipendenti dell'impresa Bonatti rapiti a luglio scorso, potrebbe arrivare questa mattina stessa. Così come l'accordo per riportare le loro spoglie in Italia e consegnarle ai loro familiari. Ieri notte, i carabinieri del Ros e alcuni agenti dell'Aise sono volati nella città libica per incontrare i miliziani governativi che custodiscono i corpi di tutte le vittime della sparatoria di mercoledì sera: una decina in tutto (dai 9 ai 14) tra i quali due volti chiaramente occidentali, quasi certamente di Failla e Piano, una donna e forse un bambino. Ad avviare la mediazione per la restituzione dei corpi la Croce rossa internazionale, l'unica istituzione ”terza” ancora presente nella città che nelle ultime settimane è diventata l'epicentro dello scontro tra islamisti, Isis e non, e miliziani governativi, con l'intervento ”spot” dei droni americani. Tutto questo accade mentre nelle ultime ore si è innalzato il livello di allerta a Roma, e più in generale in Italia, anche a seguito del via libera alla missione di supporto in Libia..
LA TRATTATIVA

Certo, nelle parole degli uomini dell'intelligence e del sottosegretario delegato ai servizi Marco Minniti, che ieri ha riferito immediatamente al Copasir, si distingue una nota di amarezza in più per la morte di Piano e Failla. Perché fino a poche settimane fa, la liberazione di tutti e quattro gli operai sembrava davvero ad un passo. L'ultima prova di esistenza in vita, sulla quale si erano concentrate le trattative, era arrivata nella seconda metà di gennaio. Foto di tutti e quattro gli uomini, smagriti ma salvi, attraverso un unico canale, a riprova che il gruppo almeno fino a febbraio non è stato diviso. Per tutti questi mesi, Piano, Failla, Pollicardo e Calcagno sono stati nelle mani di un unico gruppo, con cui l'Italia è riuscita a mettersi in contatto a intervalli regolari. Fondamentalisti islamici ma non appartenenti all'Isis, o almeno non in modo organico, tant'è che erano disposti a trattare un riscatto in denaro per restituirceli. Agli inizi di febbraio, la trattativa sembra praticamente conclusa, l'unica difficoltà era trovare un luogo sicuro per lo scambio visto che gli stessi rapitori dicevano di aver difficoltà a muoversi. Poi, il 16 febbraio cambia tutto: l'Isis fa un blitz a Sabrata, gli Usa rispondono attaccando la città con i droni (nel bombardamento muoiono anche due ostaggi serbi) la battaglia imperversa. Il contatto coi sequestratori si interrompe. E' possibile ma non certo, ha spiegato ieri Minniti, che qui sia cambiato qualcosa: i quattro potrebbero essere stati venduti o la banda di rapitori ha cercato di spostarsi in una zona più sicura. Di certo l'altra sera due di loro vengono caricati a bordo di un convoglio di quattro macchine piene di persone in abiti civili, che cerca di attraversare la città. Le foto ce li mostrano con le barbe lunghe, molto dimagriti, entrambi con tute da ginnastica con su scritto ”France 1971”. L'incontro con i miliziani governativi non lascia scampo: è possibile che ci sia stato uno scontro a fuoco o solo un tentativo di fuga.
IL COPASIR

A questo punto, la priorità dice Minniti è «salvare gli altri due»: «Non abbiamo motivo di ritenere che siano morti». Il direttore del Dis Giampiero Massolo ha dichiarato al Tg1 che non crede che quello che è avvenuto sia stata «una ritorsione» per l'annunciato intervento italiano in Libia. Certo è un fatto che l'intervento militare americano in zona non ha aiutato. «I bombardamenti Usa a Sabrata un mese fa hanno cambiato lo scenario in quella zona», dice il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi. Gli stessi servizi italiani, l'Aise in particolare, emergono da sommovimenti che comprendono un'ampia rotazione all'agenzia estera di dirigenti di cui due di fatto allontanati: «Io esprimo totale fiducia nell'Aise e nel lavoro che sta facendo anche in questi giorni», stoppa le polemiche Rosa Calipari del Pd. Linea condivisa con l'opposizione: «Tutti gli sforzi sono per salvare gli altri due italiani», spiega Ciccio Ferrara di Sinistra italiana.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 4 Marzo 2016, 13:56