Strage di Tunisi, l'Isis rivendica l'attentato
e pubblica la foto di un morto italiano -Guarda

Strage a Tunisi, l'Isis rivendica l'attentato e posta su Twitter la foto di una vittima italiana

di Mario Fabbroni, Valeria Arnaldi
ROMA - Francesco Caldara era un pensionato di Novara. Orazio Conte invece faceva l’informatico a Torino. Poi ci sono due donne: Giuseppina Biella e Antonella Sesino. I primi martiri italiani dell’Isis si stavano godendo una vacanza quando i jihadisti li hanno “immolati” per un’improbabile guerra di religione nel Terzo Millennio. Sono morti con gli opuscoli sulle bellezze del Museo del Bardo tra le mani.







Il novarese Caldara, 64 anni, era un ex autista di bus: si trovava in vacanza con la compagna Sonia Reddi (55), ferita a una spalla e a un braccio e ricoverata in un ospedale di Tunisi. «Ditemi come sta Francesco, qui nessuno vuole darmi informazioni. Sta bene?», chiede disperata al telefono alla sorella Wanda, che sta a Novara. E spiega: «Mia sorella è sotto choc, ma non sa ancora che il suo compagno non ce l’ha fatta...». L’amore tra i due era sbocciato dopo che l'uomo era rimasto vedovo. «Era felice, aveva scelto la crociera in occasione del compleanno della compagna», conferma la figlia Greta. La foto di Caldara è stata ripubblicata ieri da un profilo twitter riconducibile ai seguaci del califfato con una croce rossa tracciata sulla sua figura e la scritta, sempre in rosso, 19 marzo 2015: "Questo crociato è stato schiacciato dai leoni del monoteismo", si legge sul post.





Non viaggiavano spesso ma avevano voluto fare una eccezione: lei, Carolina Bottari, per godersi una vacanza con le amiche colleghe; lui, Orazio Conte, per seguire la moglie che non lasciava mai. Una coppia «affiatatissima», come la descrivono gli amici, che si è spezzata all'improvviso. La moglie è grave ma non rischia di morire come il suo Orazio. Invece Sergio Bonci, pensionato di Pietra Ligure (Savona) ha avuto l’ingrato compito di dire la verità su Giuseppina Biella la 70enne di Meda data per dispersa: «Purtroppo Giuseppina è deceduta: ho telefonato al marito e lui non riusciva a parlare. è distrutto». È la rabbia infine a far parlare Lorenzo Barbero, marito di Antonella Sesino, dipendente del Comune di Torino in vacanza con il circolo ricreativo di Palazzo Civico: «Mia moglie non doveva essere lì, chi organizza certi viaggi deve conoscere i pericoli». Ma c’è anche la storia di una studentessa viva perchè attratta da Cartagine. Rappresenta la speranza.



L'ISIS: "PRIMA GOCCIA DI PIOGGIA" (di Valeria Arnaldi) «Quello che avete visto a Tunisi è solo la prima goccia di pioggia». È con queste parole che, ieri, lanciando una nuova minaccia, l’Isis ha firmato l’attentato al museo del Bardo, secondo quanto riportato da Rita Katz, direttrice di Site, sito che monitora il jihadismo sul web.

Una rivendicazione, accompagnata dai nomi di due attentatori, Abu Zakarya al-Tunisi e Abu Anas al-Tunisi – diversi da quelli ricostruiti dalle autorità - e soprattutto, da nuove minacce. Sale, purtroppo, il bilancio della strage. Sono stati ritrovati i corpi dei due italiani dispersi. Diventano così quattro i nostri connazionali uccisi. Le vittime salgono a 27, tra queste 18 stranieri e 5 tunisini, inclusi i due attentatori. Molti i feriti: 11 gli italiani, 11 polacchi, 8 francesi, 5 giapponesi, 2 sudafricani, un russo e un tedesco. I terroristi erano «muniti di cinture esplosive» e «armi molto avanzate». «Siamo in guerra», per il presidente tunisino Beji Caid Essebsi. Una guerra che si combatte pure on line. Il massacro viene celebrato da siti riconducibili allo Stato Islamico. L’Ifriqiyah Media ha definito l’azione «troppo semplice», invitando i combattenti tunisini a colpire i visitatori stranieri in ogni parte del Paese.

E messaggi correvano on line già prima dell’attentato. Il 15 marzo il web è stato teatro di un botta e risposta agghiacciante. Un miliziano da Raqqa, in Iraq, ha scritto ai jihadisti tunisini: «Cosa state aspettando?». «Restate in attesa di magnifiche notizie riguardo cose che recheranno gioia a voi e ai musulmani in generale. Presto», ha risposto un altro gruppo fondamentalista. Appena tre giorni dopo, l’attentato.

Intanto, in Italia cresce l’allerta. «A seguito dell'aggravarsi della minaccia terroristica», ha detto il ministro della Difesa Roberta Pinotti alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato «si è reso necessario un potenziamento del dispositivo aeronavale dispiegato nel Mediterraneo centrale».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 20 Marzo 2015, 10:09
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