Caos Sud America. Assalto al Parlamento in Paraguay, Maduro tenta l'autogolpe in Venezuela, elezioni con brivido in Ecuador

Caos Sud America. Assalto al Parlamento in Paraguay, Maduro tenta l'autogolpe in Venezuela, elezioni con brivido in Ecuador
Il Sud America è nel caos con l'assalto al parlamento in Paraguay, l'autogolpe di Maduro in un Venezuela piegato da una crisi economica drammatuca e la tensione in Ecuador per il ballottaggio presidenziale 

PARAGUAY - Il Parlamento venerdì è stato preso d'assalto dopo che il Senato ha approvato una legge per ricandidare i capi di stato. C'è stata una vittima, un giovane, fra i manifestanti che sono scesi in piazza ad Asuncion per protestare contro la riforma che apre la strada alla rielezione del presidente Horactio Cartes e hanno fatto irruzione all'interno del Congresso. Gli oppositori hanno buttato giù le barriere metalliche poste dalla polizia a protezione dell'edificio e dato loro fuoco. Un incendio è stato appiccato anche all'interno del Congresso e le fiamme sono state spente solo dopo «oltre una o due ore», ha reso noto il giornalista di el Pais Santi Carneri intervistato dalla Bbc. Decine i feriti negli scontri, fra cui esponenti politici e agenti di polizia. Il ministro degli Interni Miguel Tadeo Rojas ha spiegato in seguito che le forze di sicurezza sono state costrette a reagire, con gli idranti e i proiettili di gomma, per disperdere la folla. La costituzione varata in Paraguay nel 1992 dopo 35 anni di dittatura limita il mandato del presidente a un unico mandato di cinque anni. Ma Cartes, il cui mandato termina il prossimo anno, sta cercando di rimuovere tale vincolo con un emendamento che autorizza un secondo mandato. La manifestazione si era tenuta mentre 25 senatori, la maggioranza, aveva approvato l'emendamento alla costituzione che ora deve essere esaminato dalla Camera dove Cartes può contare su una solida maggioranza.

Agenti antisommossa e a cavallo hanno eseguito cariche, usato idranti e fucili a pallettoni per cercare di disperdere i manifestanti, che a loro volta hanno lanciato pietre e bottiglie contro le forze dell'ordine, e sono entrati nel recinto parlamentare, dove hanno appiccato un incendio. Il capo del partito liberale all'opposizione, Efrain Alegre, ha detto che un giovane è rimasto ucciso negli scontri, mentre diverse altre persone, tra cui alcuni politici, sono rimaste ferite.


VENEZUELA - Vive una drammatica crisi economica innescata dal crollo del prezzo del petrolio che ha portato l'inlazione alle stell. Nel Paese scarseggia il cibo, gli ospedali non hanno più medicine, il mercato nero la fa da padrone. La gente in piazza chiede nuove elezioni ma il presidente Maduro, successore di Chavez,  va avanti per la sua strada e la Corte Suprema nei giorni scorsi aveva addirittura esautoratore il Parlamento. Poi la marcia indietro.

Il dietrofront è stato "sollecitato" dal presidente Nicolas Maduro durante una riunione d'emergenza del Consiglio nazionale di difesa. All'origine c'è l'inattesa presa di posizione della procuratrice generale, Luisa Ortega Diaz, che malgrado la sua fama di chavista pura e dura, ha bollato le sentenze del Tribunale supremo di giustizia (Tsj) come "una chiara rottura dell'ordine costituzionale".

Malgrado Maduro abbia cercato di presentare l'intera faccenda come "un normale conflitto fra poteri dello Stato", risolto in poche ore dal suo intervento, il dietrofront del Tribunale ha acuito lo scontro in atto fra il suo governo e il Parlamento, che si è costantemente aggravato da quando l'opposizione ha conquistato due terzi dei seggi nelle elezioni di dicembre del 2015.

La forte protesta dei dirigenti dell'opposizione, che hanno denunciato che le sentenze costituivano un golpe dello stesso Maduro, hanno infatti innescato reazioni a catena sul piano internazionale: la maggioranza dei paesi latinoamericani e perfino il Commissario Onu per i Diritti Umani hanno respinto le decisioni dell'Alta corte, definendole pericolose per l'ordine democratico in Venezuela.

ECUADORÈ in corso oggi in Ecuador il ballottaggio per le presidenziali. Un voto importante per il Paese sudamericano che dovrà scegliere se continuare a seguire la strada socialista intrapresa dal presidente uscente Rafael Correa o invece guardare a destra. Oltre 12,8 milioni di elettori sono chiamati alle urne che si sono aperte alle 7 per chiudersi alle 17, ora locale, (le 14 e la Mezzanotte in Italia).

La scelta è tra il candidato pro-governativo, l'ex vicepresidente socialista Lenin Moreno e quello dell' opposizione, l'ex banchiere Guillermo Lasso, che avrebbe guadagnato terreno nell'ultima settimana.
I sondaggi danno un testa a testa tra i due. Denunciando la «dittatura» di Rafael Correa, Lasso, 61 anni, ha citato il caso del Venezuela mettendo in guardia contro quanto accaduto negli ultimi giorni in quel Paese (la Corte Suprema di Caracas si era attribuita i poteri del Parlamento e poi su pressione delle proteste internazionali ha fatto marcia indietro). «Il 2 aprile abbiamo due opzioni - ha avvertito Lasso chiudendo giovedì la sua campagna elettorale - votare per la continuità o per il cambiamento», ribadendo la sua promessa di creare un milione di posti di lavoro e di tagliare le tasse. Il risultato del secondo turno delle presidenziali avrà sicuramente ripercussioni per la sinistra regionale in America Latina, già indebolita in Argentina, Perù e Brasile. Potrebbe avere ripercussioni anche sul futuro di Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, rifugiatosi nell'ambasciata dell' Ecuador a Londra. Lasso ha fatto sapere di voler rivedere il caso.

Ultimo aggiornamento: Domenica 2 Aprile 2017, 19:29
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