Scienziato bloccato in Antartide, al freddo e buio:
missione più pericolosa di sempre per salvarlo

Scienziato bloccato in Antartide, al freddo e buio: missione più pericolosa di sempre per salvarlo
Uno scienziato della base americana Amundsen-Scott South Pole in Antartide necessita di cure mediche urgenti e, per salvarlo, è stata organizzata una delle missioni più complesse e ardue della storia. A complicare terribilmente le cose c'è il maltempo e la stagione invernale, tanto che al buio e al freddo dell'inverno sono stati organizzati soltanto tre salvataggi da sempre.

Per salvare la vita allo scienziato sono stati inviati alla base statunitense due aerei Twin Otter: costretti a fermarsi all'aeroporto cileno di Punta Arenas per il maltempo, l'arrivo dei due velivoli, partiti da Calgary lo scorso 14 giugno, è avvolto nel mistero, anche se Peter West, portavoce della National Science Foundation (Nsf), ha ammesso che i due Twin Otter sono arrivati sabato 18 giugno alla base inglese di Rothera, che si trova sulla costa Antartica.

"Non posso confermare che i due aerei abbiano lasciato l'aeroporto di Punta Arenas in Cile - precisa - ma posso dire che è atteso per oggi il loro arrivo alla base di Rothera, dove si fermeranno attendendo che le condizioni meteorologiche siano idonee per proseguire". La base Usa si trova all'interno dell'Antartide, a 2.400 dalle base di Rothera. La missione è particolarmente difficile perchè si trova al culmine del freddo e del buio dell'inverno antartico. Oggi però la temperatura a South Pole è più 'caldà, di -60ø, rispetto agli altri giorni.

SOLO 3 MISSIONI SALVATAGGIO IN INVERNO Con quella iniziata lo scorso 14 giugno da Calgary in Canada, sono solo le tre le missioni di salvataggio medico partite alla volta dell'Antartide in inverno. Le altre due sono state nel 2001 e nel 2003.

Di solito infatti, tra febbraio e ottobre, non ci sono più voli verso il continente bianco, e chi si trova a trascorrere l'inverno lì è come se stesse sulla Luna. Le difficoltà di una missione di salvataggio inAntartide sono però venute agli onori delle cronache già prima, nel 1999, quando la dottoressa Jerri Nielsen, membro del personale della base Amundsen-Scott South Pole, scoprì di avere un cancro al seno alla fine del mese di maggio.

Essendo l'unico operatore medico della base, fu costretta ad affidarsi a dei tecnici non formati per farsi fare la biopsia e a rimanere nella base fino ad ottobre, quando vennero a prenderla. Una vicenda che ha in parte ispirato anche uno degli episodi del celebre telefilm Dottor House. Anche nell'agosto del 2011 quando la 51enne Renee-Nicole Douceur, manager della base Usa in inverno, ebbe un ictus, la National Science Foundation (Nsf) ritenne poco sicuro mandare un aereo di soccorso.

Nonostante le suppliche dei suoi familiari, una petizione alla Casa bianca e il coinvolgimento di molti media, la donna rimase nella base per due mesi, finchè finalmente non vennero a recuperarla. Il primo ad essere salvato in inverno, nell'aprile del 2001, è stato invece Ron Shemenski, medico della base Usa, ammalatosi di pancreatite. Prima di Sean Loutitt, il capo pilota impegnato in quella missione, nessuno aveva volato fino alla base Amundsen-Scott nella notte polare. Si pensava che fosse una cosa impossibile.

La seconda missione è stata quella che ha visto coinvolto Barry McCue, 51 anni esperto di sicurezza ambientale, nel settembre del 2003. Nel suo caso fu necessario sottoporlo a un intervento chirurgico per calcoli alla bile. La compagnia aerea canadase Kenn Borek gestisce queste missioni da 15 anni. L'equipaggio di solito è composto da due piloti e un meccanico. Nel gennaio 2013 uno dei suoi aerei si schiantò sul fianco di una montagna in Antartide mentre trasportava del carburante al gruppo di ricerca italiano della base di Terra Nova. Morirono i tre membri dell'equipaggio, ma i loro corpi sono rimasti sepolti tra i rottami dell'aereo.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 20 Giugno 2016, 19:45
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