Attentato Parigi. Ristoranti, teatri e musei
sono i nuovi "obiettivi sensibili" - L'analisi

Attentato Parigi. Ristoranti, teatri e musei sono i nuovi "obiettivi sensibili" - L'analisi

di Mario Fabbroni
Non è stato l'11 settembre della Francia - come sentenziato dall'Isis - ma un 13 novembre che cambia inesorabilmente il destino del mondo occidentale: perché è iniziata la guerra allo jihadista mascherato della porta accanto. Una lotta vitale, determinante per la sopravvivenza della cultura occidentale e delle regole civili, che non si può combattere solo mostrando i muscoli e riempiendo le città di soldati armati fino ai denti. Anzi. Vincerà proprio chi -dopo un comprensibile disorientamento che suggerirebbe l'applicazione della legge del taglione - riparte invece da un elemento imprescindibile: accoglienza e integrazione che vanno di pari passo con il rispetto delle regole, da applicare a tutti e valide per tutti. Cittadini europei e stranieri, nuovi immigrati e residenti storici, cristiani e musulmani.







Dopo la sconvolgente notte parigina di sangue e terrore, abbiamo poche certezze. Innanzitutto, che il nemico è ovunque e non si fa riconoscere. Potrebbe essere il lavavetri al semaforo oppure la donna dalla pelle olivastra e gli occhi bassi che viene ad aiutare in casa. Gente considerata meno fortunata di noi, che pensiamo sia sottomessa per necessità e che invece trama di annientare tutto quello che l'Occidente rappresenta in un fasullo scontro di religione dove Allah viene utilizzato per lavare le coscienze da ogni tipo di atrocità.



Da ieri notte abbiamo anche capito che non ci sono più gli "obiettivi sensibili". Stazioni, aeroporti, sedi istituzionali, monumenti-simbolo come la Torre Eiffel, il Colosseo oppure i Musei Vaticani. Presidiarli è un obbligo, solo che non basta per evitare le stragi innocenti. E siccome è impensabile mettere uno 007 in ogni sala di ristorante, teatro, concerto, museo, allora bisogna aumentare la rete di intelligence, intercettare le conversazioni, seguire elettronicamente gli spostamenti di coloro che vengono sospettati di fiancheggiare le cellule del terrore, ascoltare i discorsi integralisti, intervenire quando non si individuano chiare risorse di sostentamento.







E far rispettare le regole. I bimbi degli immigrati devono andare tutti a scuola, le famiglie che vivono in Europa devono avere un indirizzo certo, una casa che non si trovi in uno dei campi della vergogna, devono pagare le tasse e pretendere di ricevere le cure sanitarie, fare carriera nelle aziende perché bravi e preparati, eleggere ed essere eletti se nati qui.
Uno sforzo enorme, che in Francia e nel resto d'Europa passerà anche per espulsioni, perquisizioni a tappeto e controlli serrati alle frontiere. Forse stavolta il sangue degli oltre cento morti di Parigi renderà davvero unita l'Europa. Perché la società multietnica e' il nostro destino, ma bisogna viverla senza le angosce e le paure di queste ore. Il futuro è adesso.

Ultimo aggiornamento: Sabato 14 Novembre 2015, 17:15
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