Il Papa in Corea, ai Paesi comunisti: "Dialogate".
E ai giovani l'invito a non cedere alla superficialità

Il Papa in Corea, ai Paesi comunisti: "Dialogate". E ai giovani l'invito a non cedere alla superficialità
SEUL - Giornata conclusiva della visita del Papa in Corea e della Giornata della Giovent Asiatica. Il Pontefice per l'occasione ha rivolto un invito di apertura a tutti i Paesi comunisti del continente: Spero fermamente che i Paesi del vostro Continente con i quali la Santa Sede non ha ancora una relazione piena, non esiteranno a promuovere un dialogo, a beneficio di tutti.





Papa Francesco lo ha detto ai vescovi dell'Asia riuniti nel santuario di Hemi, 90 chilometri a sud di Seul, luogo simbolo delle persecuzioni anticristiane. «Non mi riferisco - ha aggiunto il Papa a braccio - solo al dialogo politico, ma anche al dialogo umano e fraterno». Le parole del Papa potrebbero essere applicate alla Corea del Nord, alla Cina e ad altri paesi dell'Asia orientale con cui la Santa Sede non ha relazioni diplomatiche.



IL DIALOGO Non si dialoga «nascondendosi dietro risposte facili, frasi fatte, leggi e regolamenti». Servono «empatia, accoglienza sincera, apertura di mente e cuore», «se la nostra comunicazione non è un monologo». Lo ha detto il Papa ai vescovi dell'Asia riuniti nel santuario di Hemi, 68 presuli da 35 nazioni, con i quali ha si è intrattenuto sulle prospettive della missione in Asia.

Ancora a proposito dell'«empatia» richiesta da un «dialogo autentico», anche in ottica missionaria, papa Francesco ha spiegato che «la sfida che ci si pone è quella di non limitarci ad ascoltare le parole che gli altri pronunciano, ma di cogliere la comunicazione non detta delle esperienze, speranze e aspirazioni, delle loro difficoltà e di ciò che sta loro più a cuore». Papa Francesco ha spiegato che il dialogo per un cristiano si fonda anche sulla propria identità, «sulla logica stessa dell'incarnazione. »In Gesù - ha aggiunto citando la 'Ecclesia in Asià, di Giovanni Paolo II - Dio stesso è diventato uno di noi, ha condiviso la nostra esistenza e ci ha parlato con la nostra lingua«. In tale spirito di apertura agli altri, spero fermamente che i Paesi del vostro Continente con i quali la Santa Sede non ha ancora una relazione piena, non esiteranno a promuovere un dialogo a beneficio di tutti». Alle chiese asiatiche, «piccolo gregge», ha concluso il Pontefice, è affidata la missione di portare la luce del Vangelo fino ai confini della terra.



ATTACCO ALLA SUPERFICIALITA' Un modo con cui «il mondo minaccia la solidità e identità cristiana è la superficialità: la tendenza a giocherellare con le cose di moda, gli aggeggi e le distrazioni, piuttosto che dedicarci alle cose che realmente contano». Lo ha detto il Papa nel discorso ai vescovi asiatici, aggiungendo che «in una cultura che esalta l'effimero e offre numerosi luoghi di evasione e di fuga, ciò presenta un serio problema pastorale». L'incontro con i vescovi asiatici, 68 presuli da 35 paesi, si è svolto nel santuario di Hemi, 90 chilometri a sud di Seul, uno dei luoghi simbolo delle persecuzioni anticristiane. L'identità della maggior parte dei 132 martiri torturati ed uccisi in questo luogo non è nota.



IL BATTESIMO DEL SIGNOR LEE Il Papa ha battezzato Lee Ho Jin, padre di uno dei ragazzi morti nel naufragio del traghetto Sewol, nel quale lo scorso aprile sono morte 293 persone, e 10 disperse, in gran parte ragazzi della scuola superiore. Lee ha scelto di chiamarsi Francesco. Il Papa, riferiscono i collaboratori, si è detto felice di poter amministrare il battesimo al signor Lee. Il rito si è svolto nella cappella della nunziatura di Seul, prima che il Papa si recasse a Hemi per l'incontro con i vescovi dell'Asia, 68 presuli di 35 nazioni.
Ultimo aggiornamento: Domenica 17 Agosto 2014, 18:00
© RIPRODUZIONE RISERVATA