Prima era una donna, ora è il sergente Ortega: primo trans dichiarato dell'esercito americano

​Si arruolò come donna, ora è il sergente Ortega: primo trans dichiarato dell'esercito americano

di Antonio Bonanata
“This we’ll defend” dice il motto dell’esercito americano. E c’è da scommettere che il sergente Shane Ortega difenderà il diritto a servire il suo paese come soldato e come uomo, pur essendo nato donna. È infatti il primo sergente trans ufficialmente dichiarato nella storia dell’US Army.



«Ho combattuto due volte in Iraq e una in Afghanistan, due volte come marine e una nella fanteria; due volte come donna e una come uomo». Quella di Ortega è tra le migliaia di storie di transessualità che riguardano le forze armate statunitensi, dove nel 2014 si stimava che ci fossero 15.500 trans in servizio effettivo permanente. Ma la sua battaglia tocca anche i circa 700 mila veterani transgender che lo hanno preceduto e che, aggiunge Ortega, «sono stati costretti a scegliere tra servire il proprio paese e rivelarsi per ciò che erano veramente».



Vedersi riconosciuto come uomo è la sfida che Shane ha deciso di intraprendere: ha avviato il suo percorso di transizione quattro anni fa, sotto la supervisione di medici civili e militari, dopo essere entrato da donna nell’US Army. I suoi documenti, comprese la patente e la Social security card, lo indicano con il genere maschile mentre per l’esercito è ancora di sesso femminile. A causa di questa discrepanza, il sergente Ortega è stato assegnato a funzioni amministrative fino a quando il suo brevetto da pilota è stato sospeso la scorsa estate.



Dalla sua parte si è schierata l’American Civil Liberties Union, una delle associazioni non governative più importanti negli Usa, da sempre impegnata nella lotta contro le discriminazioni di genere. «Sono stato a capo di un’unità e di un plotone; e anche un caposquadra. Ho preso parte a più di 400 missioni di combattimento in Iraq e Afghanistan, ho lottato corpo a corpo in trincea e in basi operative remote. Avendo servito il mio paese in territori stranieri, tutto ciò che desidero è di vedermi riconosciuto il diritto di svolgere i miei doveri alla luce del sole, continuando a fare il lavoro che amo».



Secondo un vecchio regolamento, ogni dichiarazione di identità transgender – o qualsiasi trattamento clinico di affermazione del genere – che evidenzino una specifica “condizione psico-sessuale” o una “debolezza mentale”, rendono automaticamente inadatti al servizio militare.



Ma qualche settimana fa il sergente Ortega si è sottoposto di sua spontanea volontà a un test psicologico e l’ufficiale medico ha dichiarato la sua negatività alla disforia di genere, reputando il soldato adattissimo a far parte dell’US Army. Tuttavia Shane resta in una specie di limbo, dato che, secondo la classificazione dell’esercito, il suo genere resta quello femminile.



Il nuovo segretario alla Difesa Ashton Carter, lo scorso febbraio, si è detto disponibile (di fronte alle crescenti richieste) a rivedere e, in via definitiva, abolire il divieto che rende “unfit” (inadatti) i militari transgender. Dalla Casa Bianca il supporto per queste battaglie non è mai mancato. La lotta del sergente Ortega, intanto, non si ferma qui.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Aprile 2015, 01:46