Strage al college, Obama:
"Siamo tutti collettivamente responsabili"

Obama: "Siamo tutti collettivamente responsabili"
«Le preghiere non bastano più». È un Barack Obama visibilmente scosso quello che ancora una volta in diretta tv parla agli americani per commentare l'ennesima strage in un college, questa volta in Oregon, dove i morti sono almeno 13. La rabbia è tanta, ma anche la frustrazione. E alla fine l'ira e l'indignazione del presidente americano cedono quasi allo sconforto, a un senso di grande impotenza. «Possiamo fare qualcosa per cambiare le cose», afferma fissando la telecamera con gli occhi rossi per la commozione. «Ma - ammette - non posso farlo da solo, senza il Congresso, senza i governatori». «Spero - aggiunge poi Obama - di non dover tornare di nuovo qui durante il mio mandato da presidente per fare le condoglianze a tante famiglie, a tante madri. Ma se guardo all'esperienza passata, non posso garantirlo». Troppe volte infatti la misura sembrava colma. Soprattutto dopo la strage di bambini (ben 20 uccisi) alla Sandy Hook Elementary School di Newtown, in Connecticut. Invece, da allora nulla è cambiato. Solo piccolissimi passi in avanti fatti grazie ad alcuni decreti che l'inquilino della Casa Bianca è riuscito a varare nell'ambito delle sue prerogative. Obama - che si ritrova a parlare di omicidi di massa per la quindicesima volta da quando è presidente - si rivolge quindi alla gente, al popolo americano, lanciando una sorta di accorato appello, chiedendo aiuto: «Sostenetemi per individuare la giusta maniera per cambiare le cose e per salvare le vite dei nostri ragazzi, e permettere loro di crescere».
E si rivolge anche ai possessori di armi: «Vorrei chiedervi se il vostro punto di vista è adeguatamente riflesso dalle organizzazioni che vi rappresentano», afferma, pensando a quella potentissima lobby della National Rifle Association (Nra) che continua a ostacolare con grandissima forza ogni piccola svolta in Congresso. Che sia l'introduzione dei 'background check' o il bando della vendita delle armi da guerra, come i fucili d'assalto. «Siamo l'unico Paese moderno al mondo che vede questo tipo di sparatorie quasi ogni mese. Sono diventate una routine», sottolinea Obama, individuando in questo triste primato una cosa del tutto inaccettabile. Chiede «buon senso» il presidente americano, quello che finora è mancato causando la mancanza di leggi adeguate: «Non ci sono leggi sufficienti sul controllo delle armi e per garantire la sicurezza». «Come si può pensare che più armi ci rendano più sicuri?», si chiede. Anche qui pensando a coloro che ritengono che per assicurare più protezione a scuole, college o chiese bisogna permettere l'ingresso al loro interno di pistole e fucili, a scopo di difesa. Anche la candidata alla Casa Bianca, Hillary Clinton, scende in campo: «Continuiamo ad assistere giorno dopo giorno ad omicidi di massa. Gli Stati Uniti hanno bisogno della volontà politica per mantenere al sicuro gli americani».

Ultimo aggiornamento: Venerdì 2 Ottobre 2015, 09:04